27/02/10

Emir Kusturica, IL TEMPO DEI GITANI

1989. DVD LE TEMPS DES GITANES, Nouveau Master Restauré, 2007. Con Ljubica Adzovic, Davor Dujmovic, Husnija Hasimovic, Zabit Memedov, Bora Todorovic, Sinolicka Trpkova

Il giovane protagonista Rom, Perhan, lascia la casa della nonna materna per seguire un conoscente ricco che promette di farlo arricchire permettendogli si sposare la ragazza di cui è innamorato, Azra, e di curare la sorella in un ospedale di Lubiana. Finiscono a Milano, dove Perhan, in seguito a una lite della famiglia che svolge varie attività illegali, riesce a far fortuna, tornare al luogo natale, sposare Azra e vendicarsi infine dei capi che lo hanno ingannato mandando la sorella a mendicare invece di pagarle l'operazione. Si salvano i più giovani, perisce il protagonista.

Il film ebbe a suo tempo notevole successo in Europa. Fornisce un quadro non sentimentale, nondimeno empatico, delle comunità Rom pur senza evitare di mettere in luce la tratta dei bambini e delle persone.

Lo sguardo disincantato, la miscela di reale e fiabesco ( per esempio Perhan è in grado di spostare telepaticamente gli oggetti), la visionarietà che combina sogno e vita quotidiana, magia e funzionalità razionalistiche contribuiscono a fare di questa pellicola un'opera che si distingue nettamente da trattamenti iperrealistici e di rappresentazione della violenza di altri registi.

La vita è un susseguirsi di vicende dettate dalle condizioni sociali come da quelle psicologiche. L'ostinazione nelle avversità salva l'orgoglio e la dignità.

Il caos, come in altri film di Kusturica, prevale: si miscelano animali e umani convivendo; musiche gitane e dichiarazioni sussurrate; colori forti e cieli scuri.

Milano è la zona duomo e Roma i quartieri del centro entro cui si aggira un'automobile improbabile di grande cilindrata a tre colori, dalla quale vengono emessi ordini e fuoriescono falsi mendicanti.

La sera ci sono gli accampamenti: la violenza e l'amore materno; i tradimenti e le amicizie; i miraggi e la coscienza della difficoltà di vivere.


[Renato Persòli]