17/10/09

Gian Paolo Ragnoli, CREDEVAMO FOSSE L’ALBA


[Can't remember was it dawn or sunset that time.... (Foto di Marzia Poerio)]


A volte torna il tuo fantasma
Ma non c’è nulla di cui preoccuparsi
È soltanto che c’è la luna piena (come allora)
E così me ne sto qui seduto
La testa piena di ricordi
Ad ascoltare una voce che conoscevo
Un paio di anni luce fa
Mentre andavamo dritti al di là del limite
E ricordo i tuoi occhi
Erano più azzurri della copertina di Joni
Blù, non blue, scherzavo

Quando hai fatto irruzione sulla scena
Potevi diventare una leggenda
Il multicolore pied piper che aspettavamo
Se l’avessi davvero voluto
O forse era un mio sogno
Poi, passato l’attimo, incapaci di afferrare il vento
Ti sei perduto, o forse trovato, nella tua vita
E lì sei rimasto
Temporaneamente naufrago approdato infine alla riva
Magari ignaro che per un momento
Sei stato lo specchio in cui ci siamo guardati

Seduti al bar, a bere vini raffinati
Nulla a che vedere con le antiche osterie passate
La neve tra i capelli e la pressione alta
Non nominiamo mai ciò che di più selvaggio è stato
Che so, quella notte a Portovenere quando
Il nostro fiato faceva nuvolette bianche
Che si mescolavano e si fermavano nell’aria
Parlando strettamente per me
Noi avremmo potuto morire là allora
Forever Young, come diceva Quello
E sai che ho scritto, già allora confusamente lo pensavo
Che non avremmo fatto mai nulla di meglio

Ora spesso mi dici
Che non hai nostalgie
Quindi concedimi un’altra parola per questo
Tu che sei così bravo con le parole
E nel tenere le cose nel vago
Perché ho bisogno di un po’ di quella indeterminatezza, ora
Entrambi sappiamo bene cosa la memoria può portare
Malinconia, dolcezza ma soprattutto rimpianto
E la scoperta che tanto è servito a così poco
Non voglio certo dire a noi
Ma a cambiar l’asse a questo mondo malato
Questo è un prezzo che ho già pagato.

Credevamo fosse l’alba, invece era il tramonto.



NOTA DELL'AUTORE

Avevo giurato che non avrei più scritto maliconiche elegie sul sogno perduto degli anni '70: mentivo. Il testo trae la sua origine dal riascolto casuale di DIAMONDS & RUST, una vecchia canzone di Joan Baez dedicata a Bob Dylan, che mi ha dato l'impulso a scrivere qualcosa di simile rivolgendomi a un vecchio e caro amico, Rudi Veo, con cui ho condiviso l'amicizia, le speranze e le inevitabili amarezze, dopo. Diventati dei "vecchi signori" a volte ci troviamo ancora a discutere come se stessimo preparando un'assemblea del "movimento", rimbeccandoci citazioni improbabili, accalorandoci come se la vita "vera" passasse ancora da quelle parti.