25/10/09

BREVISSIMA NOTA SU MARXISMO E CULTURA

Il marxismo non può essere liquidato riguardo l’analisi della cultura e degli intellettuali.

È chiaro che le interpretazioni restrittive del ruolo degli intellettuali come agenti del socialismo, punitive del libero pensiero e prescrittive sul tipo di letteratura da utilizzare sia nei contenuti (il mondo operaio e contadino, gli eroi proletari, la celebrazione degli episodi anticapitalisti, l’attacco alla borghesia) sia nella forma (il realismo socialista) vanno respinte, costituiscono un periodo storico finito e rappresentano un’intrusione grave nella specificità del lavoro intellettuale e letterario.

Tuttavia ci sono aspetti del pensiero marxista su questi temi che non si presentano con modalità dogmatiche e sono invece utili a comprendere i problemi e anche a delineare quadri di intervento pratico.

Eccone alcuni, indicati nei capoversi qui sotto.

• La concezione della definizione della società sulla base della struttura economica da cui derivano le sovrastrutture ideologiche. Questo sembra un punto di analisi corretto purché si tenga conto di tutte le mediazioni con cui ciò avviene, nonché del fatto che le sovrastrutture ideologiche, politiche, giuridiche, di comportamento sociale, culturali, una volta esistenti acquisiscono un margine di autonomia anche elevato e possono agire sulla società talora persino in contrasto con la struttura economica.

• L’ideologia è una forma di persuasione che è propria degli individui e dei gruppi sociali. Analizzare le ideologie dei gruppi intellettuali è essenziale per capire come essi si relazionano l’uno all’altro in date epoche e in che maniera si dispongono, soggettivamente e oggettivamente, rispetto al potere costituito.

• L’ideologia è vista marxianamente come una forma di falsa coscienza, come talora è. Fino a che punto celebra valori universali eterni mentre i valori sono al contrario storicizzati e contingenti, legati alla società da cui provengon? Più che l’Ideologia tedesca di Marx, forse soccorre qui l’idea gramsciana di egemonia, di pervasività delle ideologie nella società. Tuttavia esistono valori importanti di umanità connessi non alla posizione degli esseri umani all’interno della società capitalista, ma alla loro essenza di esseri umani, di enti di natura (cfr. Engels): i comandamenti delle religioni, i tabù, ecc.

• La letteratura riflette la società in cui viene prodotta.

• La letteratura può modificare la società modificando le idee e creando coscienza. Tale è una delle funzioni degli intellettuali.

• L’intellettuale svolge una professione, è all’interno della struttura produttiva e al contempo produttore di idee, ha una responsabilità della maniera in cui svolge il suo lavoro e trasmette le idee; allo stesso tempo può riconoscersi non come avulso nelle torri d’avorio, ma come un lavoratore che produce beni immateriali, di frequente, anziché materiali, soprattutto nella società capitalistica contemporanea.

• Prescrivere all’intellettuale quel che deve fare significa limitarne la portata e la libertà, il che è ingiusto, vista anche la tendenza degli intellettuali ad autonomizzarsi. È giusto da un lato che l’intellettuale esprima liberamente le proprie idee, posizioni, vedute letterarie e artistiche. D’altro canto, tuttavia, è anche giusto che un partito si aspetti fedeltà alle idee politiche che esso esprime da parte degli intellettuali iscritti. Può tuttavia solo sperare, non prescrivere, che gli intellettuali stiano dalla sua parte.


[Rooberto Bertoni]