29/06/09

Vindice Lecis, TOGLIATTI DEVE MORIRE


[Mourning statue (From a garden in San Biagio dela Cima). Foto di Marzia Poerio]


Vindice Lecis, TOGLIATTI DEVE MORIRE. IL LUGLIO ROSSO DELLA DEMOCRAZIA. Prefazione di Oliviero Diliberto. Roma, Robin, 2005.

Antonio Sanna, funzionario del PCI, partecipa ai giorni dell'attentato di Togliatti nel 1948 sia negli aspetti pubblici di manifestazioni che potevano degenerare e vennero invece tenute nell'ambito democratico, sia a una trama di servizi segreti consistente nel tentativo degli Stati Uniti di gonfiare l'episodio per facilitare ulteriormente l'emergenza della DC come partito di maggioranza assoluta, sia nell'operato dei servizi della Jugoslavia che mettono sull'avviso Sanna di quanto si va preparando, compresa la presunta volontà americana di respingere i risultati del voto qualora avesse prevalso il Fronte Popolare (il che non successe, i democristiani ottennero la maggioranza).

I dibattiti e i linguaggi dell'epoca, le polemiche tra i militanti comunisti, le due linee del partito comunista (quella prudente di Togliatti e quella movimentista), le ipotesi che l'attentatore Pallante avesse dietro di sé dei mandanti e non fosse uno squilibrato che aveva agito in isolamento vengono riferite con concisione e chiarezza.

La linearità è un pregio in questa narrativa (romanzo? sequenza documentaria? thriller?, forse tutte queste cose insieme), in quanto consente una narrazione decisa e ben marcata, condotta nel presente indicativo in terza persona col discorso libero indiretto e i dialoghi del personaggio Sanna che comunica con altri protagonista storicamente esistiti e no.

Il clima storico restituito con battute brevi e stentoree:

"Il clima politico sembra davvero prossimo alla guerra civile, la campagna elettorale tra il Fronte Popolare e i partiti di centro e di destra è candita da un pesantissimo stillicidio di accuse, attacchi, insinuazioni personali. De Gasperi, gli Usa e il Vaticano con i suoi parroci e i suoi comitati civici evocano la paura dell'invasione sovietica e dipingono Togliatti come un 'agente di Mosca, pronto a consegnare le chiavi d'Italia a Stalin. Tra i gruppi cattolici girano molte armi e gli ex repubbichini operano in speciali gruppi ufficialmente clandestini, ma in realtà protetti dalle autorità di ogni livello. Comunisti e socialisti rispondono colpo su colpo, denunciando la fragilità della democrazia italiana e l'attacco alla Costituzione promulgata da meno i due mesi. Temono che le conquiste della Resistenza si frantumino come cristallo e che il padronato torni a dettar legge. È una guerra senza esclusione di colpi" (p. 59).

Breve come in Sciascia, paratattico come un resoconto informativo, c'è spazio per le note politiche e per l'azione, meno per l'introspezione.


[Roberto Bertoni]