29/04/09

Shan Sa, LES CONSPIRATEURS


[Tiananmen. Foto di Marzia Poerio]


Shan Sa, LES CONSPIRATEURS. Parigi, Albin Michel 2005, ed. tascabilie 2007

Narrata al presente indicativo, con una consequenzialità rapida degli eventi e coniugando narrazione e teatralità (molte le zone dialogate), questa storia è un giallo in parte parodico dei romanzi di spionaggio.

I protagonisti, la cinese Ayamei e l'americano Jonathan, nel racconto sono ora agenti, ora controagenti, o, come spiega una constatazione metanarrativa incasellata nel testo, "Tout a fonctionnée comme dans une histoire d'espionnage. En réalité, tout n'etait qu'une histoire de contre-espionnage" (p. 202).

I mutamenti costanti dell'identità sono in parte affidati a questa variazione di funzioni; e in parte ai diversi ruoli svolti da Ayamei in quanto agente cinese che finge di essere anticinese, ma in verità svolge per conto del governo di Pechino un compito spionistico in combutta con una personalità politica francese (sempre che ciò sia quel che accade, perché anche questa stessa ossatura viene messa in questione una volta resa nota a un certo punto dell'intreccio). La riflessione sottostante all'elasticità e non fissità dell'identità è che il ruolo in cui siamo recitanti può confondersi con la vita: "Le rôle finit par se confondre avec la réalité" (p. 42).

In questo gioco ironico sui romanzi di genere abbondano dunque le inversioni di personalità e i tradimenti, frattanto tutto tende verso un calviniano "massimo vitale" e alla fine lei e lui si riunificano a dispetto delle maschere e concedono spazio all’amore nella brevità del finale. Avversione e attrazione, conflitto ed erotismo caratterizzano un’altra banda tematica, che è quella dei rapporti di coppia.

È affidata all'immagine del servizio segreto la sostanza allegorica rappresentante l’esperienza, avvolta, sembrerebbe, nella contemporaneità in un'incertezza che non conosce i propri scopi. Si sostituisca, a verifica, nella citazione seguente a "espionne" la parola "vie": "A quoi joue l'espionne? Avec qui? Contre qui?" (p. 126). L'essere è in preda agli eventi pur se costantemente cerchi di controllarli: "Nous sommes tout des marionettes dans un monde d'illusions" (p. 191).

Il romanzo di Shan Sa, quindi, pur mantenendo leggerezza, velocità di strutturazione, tono ludico, rivela problematiche esistenziali non superficiali e intimamente moderne, con richiami (si potrebbe presumere) alle oscillazioni dell'identità primonovecentesca e alla metanarrativa della nouvelle vague.

Nell'esperienza trascorsa di Ayamei ci sono, inoltre, gli eventi politici della Cina degli ultimi vent’anni: la ribellione di Tiananmen, cui la protagonista dice di aver partecipato per poi rifugiarsi in Occidente e constatare come nel tempo, anche nel paese asiatico, i valori di allora sono ormai inefficaci, essendo stati sostituiti, vuoi dal potere costituito, vuoi dagli stessi abitanti, da determinanti diverse, quali il denaro e il consumo, con il conseguente smarrimento di chi pensa diversamente (tanto più se esistente nella diaspora) entro un mondo commerciale, globalizzato, disordinato; ne risulta un azzeramento delle persuasioni ideologiche: "A vingt ans, je croyais à l'Amérique, à la démocratie. Maintenant je crois plus a rien" (p. 169).

La medesima Shan Sa, cinese (nome autentico Yan Ni Ni), nata nel 1972, scrive in lingua francese ed è emigrata nel 1990 da Pechino a Parigi, dove riesiede. Tra gli altri suoi romanzi: PORTE DE LA PAIX CÉLESTE (1997), LA JOUEUSE DE GO (2001) e IMPÈRATRICE (2003).


[Roberto Bertoni]