15/03/09

Robinson Mistry, A FINE BALANCE


[The shop-window. (From the walls of Brussels). Foto di Marzia Poerio]


Robinson Mistry, A FINE BALANCE. Londra, Faber, 1995

A FINE BALANCE è un affresco di vita (introdotto da una citazione tratta da Balzac) degli strati sociali diseredati dell'India del dopoguerra, cui viene fatto riferimento tramite flashbacks mentre si narrano le storie intrecciate di vari personaggi, e soprattutto dell'ultimo periodo del governo di Indira Ghandi (the "Emergency"), nella seconda metà degli anni Settanta, delineato con toni critici pronunciati come un'era contraria alla democrazia, con denuncia della corruzione della polizia, derisione delle istituzioni giudiziarie e descrizione delle condizioni di povertà di larga parte della popolazione del subcontinente.

Tanto netta presa di posizione è data in una certa misura tramite la narrazione in terza persona, ma prevalentemente per mezzo di dialoghi e delle esperienze vissute dai protagonisti, tra i quali i principali sono Dina Dalal, Ishvar e Omprakash Darji, Maneck Kohlah. Appartenenti a caste diverse, si ritrovano tuttavia insieme, con rapporti interpersonali inizialmente difficili, ma sempre più di prossimità, nella casa di Dina, una Parsi non più benestante che mette in piedi una sartoria domestica per sbarcare il lunario, dando impiego, con merce da consegnare a una multinazionale, a Ishvar e Omprakash, appartenenti alla casta Chamaar e sfidanti della professione tradizionale di ciabattini della medesima, da cui si sono emancipati in quanto sarti.

La china di questi personaggi è in discesa. Ishvar e Omprakash muovono verso un impoverimento sempre più accentuato: soffrono le persecuzioni dei potenti nel paese di origine e, mutilati per vendetta, saranno costretti a mendicare in una corte dei miracoli non lontana dal crimine organizzato. La disperazione esistenziale porterà Maneck (studente pensionante a casa di Dina) a emigrare dapprima in Dubai, infine, al ritorno a Mumbai otto anni dopo, al suicidio. Dina sarà costretta a rinunciare alla propria indipendenza per tornare a vivere a casa del fratello che non ne ha compreso le motivazioni, piegandosi dunque.

Nonostante la tragicità degli avvenimenti narrati, il romanzo è scritto con fluidità che alleggerisce il peso dei contenuti; i dialoghi hanno brio e ironia; le situazioni dimostrano attenzione al paradossale; il destino è uno dei protagonisti; la concretezza terrena non demorde rispetto alla quotidianità dominante; la malafede viene esibita; tra gli argomenti affrontati ci sono anche le lotte interreligiose, le elezioni manipolate, la speculazione edilizia, le differenze di costumi e di geografie delle regioni dell'India.

Si tratta di un libro fortemente impegnato; di scorrevole lettura e di notevole impatto emotivo; che si appella al contempo alla ragione del fruitore del testo, affinché questi prenda coscienza e sia trasformato dall'esperienza della lettura.


[Roberto Bertoni]