01/03/09

Lluis Ribas e Santiago Montobbio, ELS COLORS DEL BLANC


[Shades of white, and doors into the underground. Foto di Marzia Poerio]


Lluis Ribas e Santiago Montobbio, ELS COLORS DEL BLANC. Mostra tenuta a Sant Cugat del Vallès (Barcellona), Los Angeles e New York, 2009

Ho ricevuto via internet le immagini della mostra ELS COLORS DEL BLANC di Lluis Ribas, di cui questo libro è il sontuoso catalogo. In quelle foto, diversamente che dalle pagine bianche e patinate della pubblicazione, i quadri emergono dal nero e dal buio. Esplode il bianco dei lenzuoli, il color carne dei nudi che in quei lenzuoli si avvolgono, si nascondono, ma anche in totale naturalezza si mostrano. Finte monocromie che in realtà nascono – e l'immagine ravvicinata sulla copertina del libro ce lo mostra – da un uso sapiente della tavolozza, che mescola, come fa l'aria, gli svariati colori dell'iride.

“Noi, tra lenzuoli, passiamo la vita, dalla nascita alla morte”. Così Santiago Montobbio indica in questi quadri non solo una ricerca estetica sulla bellezza del nudo. Qui, più estesamente e talvolta direi per contrasto, il racconto riguarda l'umana avventura, nella sua solitudine esistenziale, nei suoi concetti fondanti. Sì, lo sottolinea Montobbio, questi quadri non comunicano sensazioni fisiche o erotiche, ma concetti. Cita Leonardo da Vinci: “In pittura i gesti delle figure sono sempre espressione del desiderio delle loro menti”. Parlavo di un effetto ottenuto "per contrasto". L'intensità infatti è ottenuta facendo per lo più astrazione dal volto. Le varie parti anatomiche, scoperte o rivelate dalle pieghe di spessi lenzuoli lasciano a chi osserva la libertà di "inventare" la progettualità che in quelle posture è insieme manifesta e nascosta.

Santiago Montobbio ci consegna, qui, un breve trattato di estetica, di personale poetica. Non che i quadri siano stati per lui un pretesto. Li osserva infatti fino ad attivare con essi un colloquio. Poi scrive quanto la sua personalità gli detta, quanto la sua cultura fa emergere a questa o quella provocazione del colore e della forma. Lo stesso titolo del libro e della mostra è anzitutto questo: “un concetto sottile ed enigmatico”. Seguono e diventano protagoniste altre voci, altri nomi, a cominciare da “Luce e Aria”, colore della trasparenza atmosferica del Mediterraneo, consustanziale alla personalità di Ribas, che afferma in queste pagine come gli sia difficile, quasi impossibile, dipingere lontano da quel mare.

Tuttavia solo in due quadri, che appaiono per primi nel libro, il bianco del lenzuolo vola a pelo d'acqua, all'aperto. Gli altri quadri nascono in una luce d'interno, riempita dai lenzuoli e dai corpi, più enigmatica. È possibile leggervi la silenziosa storia di un ciclo vitale: dal turgore che riempie il grembo di una donna, al piccolo corpo che succhia al seno sorretto da lunghe mani intrecciate, membra già quasi adolescenti che riposano accanto a giocattoli. Ancora abbracci, tensioni dei muscoli, infine, necessaria, la morte, o, quanto meno, la morte della bellezza.

Assenza di volti, di frontalità. Assenza di titoli per questi quadri. Il pittore non suggerisce interpretazioni "giuste", né vuole guidare l'immaginazione. Ancora meno questa potrà essere l'intenzione di Santiago Montobbio. Egli si tiene lontano dal restringere, in una sua formulazione, il significato di questi quadri, come farebbe, come spesso fa, il critico d'arte che vuole figurare come il vero creatore del senso di una pittura. All'opposto, Montobbio dilata nelle note della sua poesia, della musica, le possibili consonanze, moltiplicando le suggestioni e l'intreccio dei concetti, in una riflessione etico–estetica–filosofica che serve da sfondo e contrappunto a questa pittura, ma ha forte senso già per se stessa.


[Piera Mattei]