19/03/09

Francesco Macciò, PILGRIMAGE


[Irish landscape: Sugarloaf. Foto di Marzia Poerio]


per Ilaria

La vita della bellezza è nella vita della poesia che si erge tra le macerie a difesa della bellezza e della vita


COME IN UN RACCONTO

Così amorosamente prova a dire
qualcosa che c’era prima,
quel dischiudersi in un gesto
come in un racconto che precede
un’intenzione da qualche parte
distratta... e così dolorosamente
non dire in un silenzio agguerrito
di una stagione inavvertita
e in un rifluire stanco questo
insonne prendersi di mira.



*****



TRACCIA

La leggerezza di un passaggio
che porta parole d’acqua
nel fragore di questa terra,
gli stessi volti silenziosi
che scivolano liquefatti,
ora che nel quadrante
scomposto della memoria
di tante voci discordanti
si complicano le presenze –
come nuvole che si dissolvono
riformandosi, ininterrottamente.



*****



C’ È UN PAESE

C’è un paese a nord di Vichy
di tavole imbandite e servitori
in costume che dicono ogni sera
che è tutto già prenotato,
ma non si vedono clienti
né cavalieri in quel luogo vuoto
e incarcerato. Nessuno per strada
solo la luce sempre rossa
di un semaforo e una voce
contraffatta sempre uguale
che dice a chi ha fretta di partire
e di fermarsi proprio come
non si fosse mai fermato
a chi vuole restare...
E poi gli uccelli, a centinaia
quegli uccelli neri, nubi dense
tra le braccia di un castagno
o forse di un guerriero possente
e disarmato, che rischiara
all’imbrunire una fontana
disseccata e una panchina
all’ingresso di un parcheggio.



*****



PAESAGGIO

Questi blocchi di roccia scarlatta
che i primi scampati agli Angli
e ai Sassoni chiamarono Ploumanac’h
come se dentro vi fosse l’aurora
e l’incanto perenne del mare
sono quanto rimane di un passaggio,
di una diaspora senza ritorno.
Sono, se anche noi non siamo,
terra e fuoco che non si consuma,
la parola che insiste
sempre sullo stesso oggetto
e lo racchiude esatta
in una consistenza che non dura.



*****



LOCRONAN

Non tutto si costruisce così
a lasse concatenate nello sguardo
come fosse possibile racchiudere
in esso una cornice di giardini
fioriti, di botteghe e case
antichizzate attorno a una piazza.
A scrutare meglio, restano
sulla scena il medioevo rifatto
di un suonatore di ghironda
addossato a un muro, un fondale
di campi abbandonati e alcuni
turisti orientali in primo piano,
appostàti proprio qui davanti
alla finestra della nostra stanza.



*****



SU UNA SPIAGGIA BRETONE

I granelli di sabbia a osservarli
attraverso lo zoom della telecamera
sembravano minuscoli tralicci
minerali, smisurate molecole
cristallizzate da custodire
in un barattolo di vetro.
Erano arrivati a Quiberon
da qualche sconosciuta terra atlantica.
Scorrevano lenti
nella clessidra della tua mano,
al primo assalto del vento
come bighe alate presero il volo.



*****



IRELAND

Abbiamo sorvolato il mare
d’Irlanda a quattromila metri
sfiorando sulle pagine di un baedeker
il nome di terre sconosciute,
avvolte dalle acque e dalle nebbie.
Poi a bassa quota lungo le anse
del fiume Shannon siamo scesi
assorti in quelle lande oscure.
Abbiamo navigato montagne,
distese corrugate di verde
fino a Glendalough di rocce sante
tra due laghi, fino a Inishmore
livida e deserta, ad altre isole
furiose masticate dall’Atlantico,
fino ai gabbiani giganti di Ireland’s
Eye, l’abbandonata-scogli muschiosi...



*****



DUBLIN

Nell’ultimo più veloce giro
di campo quel ragazzo solo
sfinito già oltre la mèta
quando al Trinity inseguivi
un frisbee in virata
tra i rami densi di un castagno
o il sibilo vuoto di un’acqua
un poco più lontana...
Lenta la Liffey a piccole vele
sotto l’arco di un ponte sospeso
quella sera, nel transitare
inerte dei bastimenti.



*****



PASSEGGIATA

Restava soltanto il nome di un luogo
e di chi doveva guidarci
a sud di Dublino, la Dart,
la sua ultima corsa per il ritorno
e un punto di incontro assordante
vicino alla stazione tra stelle
filanti sull’Esplanade e collanine
di nocciole colorate e sontuosi
cavalli bianchi ancorati a una giostra.
Sulla spiaggia di Bray,
quella domenica, la sabbia
era ruvida di ossa arcaiche
come pezzi di conchiglie
maciullate dal mare.



*****



COLLINSTOWN AIRPORT

Un’istantanea di noi due così
vicini in una sala di attesa
o forse sono altri due all’aeroporto
sfuocati in una stessa sorte,
se tutto si trasforma
nella dismisura di un ricordo.
Quel giorno in controluce
a strati profondi nella memoria,
quella partenza che si compie
nella durezza mite di un ritorno.



NOTA

I testi prendono spunto da due viaggi che ho fatto, il primo in ordine di tempo in Irlanda e il secondo in Bretagna.

Ploumanac’h, Locronan e Quiberon sono nomi di luoghi bretoni. Glendalough è il nome di un antico insediamento monastico in Irlanda; Inishmore e Ireland’s Eye sono rispettivamente i nomi della maggiore delle isole Aran e di un isolotto disabitato, non lontano da Dublino. Il Trinity è, naturalmente, il Trinity College di Dublino; la Liffey è il nome del fiume che attraversa la città. È chiamata Dart la metropolitana di Dublino, Esplanade la passeggiata a mare di Bray.