07/02/09

Tullio Avoledo, L’ELENCO TELEFONICO DI ATLANTIDE

Tullio Avoledo, L’ELENCO TELEFONICO DI ATLANTIDE

Prima edizione: Milano, Sironi, 2003; ripubblicato lo stesso anno: Torino, Einaudi

Il protagonista, Giulio Rovedo, consulente legale per una banca dell’Italia nord-orientale, si trova coinvolto in varie vicende tra loro collegate: la fusione della banca con un gruppo finanziario più grande con la conseguente minaccia anche per il suo impiego; un’avventura con una dirigente che lo seduce e fa in modo che la moglie lo butti fuori di casa; l’incontro con un sedicente Libonati che cerca di persuaderlo dell’esistenza di mondi paralleli e la ricerca, nell’ambito di questa direzione dell’intreccio, dell’Arca dell’Alleanza, che verrebbe utilizzata da una setta che, tramite quell’oggetto biblico, vorrebbe far rivivere gli dei egizi, mentre nello stabile in cui Rovedo abita senza la propria famiglia, il condominio Nobile, oltre a segrete che potrebbero racchiudere l’Arca, c’è una fonte dell’immortalità. Chi voleva l’Arca per dominare il mondo se non i voraci dirigenti della banca multinazionale? La loro avidità verrà delusa e la ricerca archeologica sarà sventata, almeno per il momento. In un capitolo intitolato CODA, si viene a scoprire che quanto si è letto era frutto di un’invenzione impiantata in un microchip sottopelle a un individuo perito: i protagonisti dell’ultimo capitolo sono due terrestri che dialogano dopo la III guerra mondiale, in un’epoca del futuro in cui si va da Londra a Berlino a teatro in metropolitana.

L’intreccio rivela una densità avventurosa, che parte tuttavia con lentezza, accelerando dopo parecchie pagine e si frammischia alla descrizione della vita quotidiana del protagonista, narrata in terza persona al presente indicativo e diretta verso una descrizione di un mondo di slealtà e sopraffazione da parte dei potenti nei confronti dei sottoposti, assunto espresso tramite registri talora ironici, talora sarcastici, che lo alleggeriscono. I pregiudizi di un certo nord Italia contro l’immigrazione extracomunitaria sono espressi tramite personaggi come un assessore leghista fissato con le origini celtiche di tutto ciò che riguarda il territorio in cui egli opera. Nel passato di uno dei personaggi ci sono i campi di sterminio. C’è una parodia degli eccessi sessuali. C’è una critica ma, nel finale della storia principale, anche un riscatto della routine e della quotidianità.

Più un divertissement, si direbbe, che un impianto di impegno, ad ogni buon conto, con incursioni tra i fumetti e il cinema (Indiana Jones alla ricerca dell'arca perduta sembra uno dei film principali), citazioni dirette o indirette da testi a letterarietà alta (Bibbia, Gnosi, autori quali Seamus Heaney e Antonia Byatt), titoli di fantascienza (oltre varie allusioni ad alcuni classici come Philip K. Dick, un reperto divertente è la contraffazione di un numero della serie "Urania"). La storia che sigla il volume, fornendo una conclusione e una spiegazione del fantastico espresso nella maggior parte del libro, è inventata con credibilità.

Come altri autori di narrazioni di anni recenti, Avoledo si serve del genere fantasy e della miscela di quotidiano e immaginoso e di serio e faceto per delineare un quadro della società disgregata di questo tempo, invasa dai media e frammentata nei rapporti umani. Sembra suggerire che il virtuale prevalga, o almeno si affianchi con dimensioni inquietanti, al reale; che il melange di sensazioni e riflessioni fondate, consciamente o inconsciamente, sull'influsso dei mass media, costituisca un elemento funzionale della nostra mente, ormai.

In cosa consiste, infine la realtà? Quando si legge l'affabulazione principale, familiarizzata con dettagli realistici per conferire credibilità agli aspetti fantastici, alla fine si fa strada la persuasione di essere in un meccanismo di eventi balzano, che si svolge ai fianchi della realtà comune; ma poi quanto legittima l'immaginario è il raccontino conclusivo, che spiega trattarsi di una fantasia. Già; e mentre lo si nota, occorre far caso al fatto che il finale si svolge in un mondo futuro inventato di sana pianta. La menzogna letteraria e le scatole cinesi sono, in breve, dappertutto.

Interessante leggere le recensioni dei lettori a IBS, Avoledo: certe anche negative, ma che rivelano la partecipazione con cui il testo è stato letto. Un’intervista a cura di Marco Mocchi con l’autore è a Publinet.it.


[Roberto Bertoni]