07/01/09

Piera Mattei, LA MATERIA INVISIBILE

Già in LA FINESTRA DI SIMENON, si notava da parte dell'autrice, Piera Mattei, la ricerca di una dimensione di nettezza stilistica e il racconto del dolore “stemperandolo” [FS, 93] [1] compostamente; si veda questa descrizione, allegorica della vita e forse anche della concezione di letteratura propria di Mattei oltre che descrittiva della foglia:

“La forma di una foglia
poggetto piatto
adatto a filtrare aria
vibra rema respira
non si spezza.
Ha un ritmo regolare
va e viene riposa
va e viene
nell’aria” [FS, 92].

LA MATERIA INVISIBILE è il titolo di un volume di versi del 2005. La nota dell’autrice specifica l’importanza della materia e allo stesso tempo la sua non visibilità anche diurna; sottintesa è una ricerca di una verità sottostante del mondo e dell’individuo. Uno dei punti di convergenza tra il mondo osservato e il pensiero è la contemplazione della natura intesa come materia, ovvero momento oggettivo, ma allo stesso tempo sentita come comprensibile solo in rapporto alla soggettività che la esprime. Così, per esempio, è l’albero che “è pieno di senso / e ti sussurra / che non solo vive per sé / ma ama il tuo sguardo” e “porge” frammenti di “neonata materia” [MI, 61]. Quanto è fuori di noi può trovare senso e risultare dicibile se filtrato dall’intelletto, presentandosi in quanto vita nata dall’occhio che la interpreta.

Oltre agli elementi di natura, sono presenti riferimenti alla persona, all’alter ego e all’identità, in particolare a quella femminile, come si ravvisa nei versi in cui il soggetto scrivente parla in terza persona: “Una donna resta presso di lei / non parla e certo non sa / spiegare perché è lì sempre con lei” [MI, 19]. Che si tratti di una proiezione, ma al contempo si trasformi in personaggio, in altro da sé, pare suggerirlo l’autrice quando scrive: “nei racconti mi colloco / alla terza persona” [MI, 41].

Il personaggio femminile compare anche a ritroso nel tempo, si veda COME BULBI, in cui un “bambina senza sorriso” compie un “gioco” di sepoltura dei “lutti” [MI, 25]. I ricordi hanno la maniera di presentarsi dei sogni o di reperti surreali, si tratta di scene enigmatiche che la poesia cerca di portare in luce per scoprirle nella loro verità, in un tessuto di immagini che, senza perdere la concretezza, rimandano alle sensazioni che ad esse si assmbrano, con una chiarezza di dettato verbale che fuorvia dall’inquietudine e difficoltà della sostanza profonda di quanto viene narrato o descritto. Un esempio di questa densità enigmatica è:

“All’indietro presero a correre
le strade risucchiavano l’asfalto
era di notte i netturbini
avevano concluso il turno.
Per alcuni minuti gridarono
i muri delle case sbattevano
come fossero denti si fermarono
poco discosti.
I corpi che abitarono le case
risvegliati aprivano le porte
calcavano i cappelli sopra teste
rpive di idee vuote di sguardi
solo l’udito ritornò
dentro gli antichi corpi” [MI, 14].

Quanto si presenta alla memoria è una serie di episodi definiti dall’autrice come “racconti a voce / sua e di altri”, pervenuti nel dormiveglia “dentro lei” che “non può snidarli” e “li sospinge / di lato” [MI, 11], come se solo distaccandosene potessero essere espressi in versi.

Se le poesie di LA MATERIA INVISIBILE hanno il compito di trovare la verità (definita come “una misura netta, / contro rumori di fondo”, MI, 42), si tratta di scoprirla per mezzo delle parole [MI, 19]. L’aspetto metalinguistico è affidato, oltre che al lessico relativo all’emissione vocale, con termini quali voce, gola, piangere, anche ad una sezione specifica del volume intitolata LE PAROLE, che sono state “scelte / una a una” [MI, 31], sono componenti embrionali (“girini / neonati”, MI, 32); stanno “nell’ombra” per esserne tratte dalla “passione” [MI, 33]; sono interiorità come pure provenienze del mondo esterno, “parole della strada” [MI, 34]; lessici della conversazione e dell’intertestualità (“parole lette”, MI, 36).

Mattei scrive di aderire a una lingua anti-barocca, anti-avanguardistica, antimediatica, anti–ovvia” [1].


NOTE

[1] Sigle utilizzate: FS: LA FINESTRA DI SIMENON, Roma, Zone, 1999; MI: LA MATERIA INVISIBILE, Lecce, Manni, 2005.
[2] Da una mail di Piera Mattei all'estensore di queste note.


[Roberto Bertoni]