29/10/08

Kei Kumai, UMI WA MITEITA


[Elaboration of a picture of a bench in an Irish railway station - as symmetrical as a Japanese interior. Foto di Marzia Poerio]


2002. Titolo in inglese: THE SEA IS WATCHING. Esecuzione di una sceneggiatura di Akira Kurosawa basata su un romanzo di Shugoro Yamamoto. Con Masatoshi Nagase, Misa Shimizu, Nagiko Tono, Idetaka Yoshioka.


Ambientato nell’Ottocento in una casa di piacere di un paese in riva al mare, rivela un Kurosawa attento più che all’epica a quella nota familiare e sentimentale di altri suoi film dell’ultimo e del primo periodo.

Oshin lavora nella casa alle dipendenze di Kilkuno, dama oculata che per reagire al dolore della professione ha inventato un’ascendenza nobile che alla fine del film confesserà essere menzognera. Oshin, come le altre ragazze, proviene da background delle classi inferiori, ma tutte hanno un senso della dignità personale, della solidarietà, dell’amicizia e sono questi i valori che si impongono oltre a un’umanità scoperta e fragile, disposta a rischiare per seguire il miraggio della felicità.

Quando il samurai Fusanosuke cerca rifugio nella casa per avere usato la spada in una taverna in stato di ubriachezza, Oshin lo accoglie e si innamora di lui; parrebbe ricambiata e sembrerebbe che l’aristocratico la voglia sposare scavalcando le convenzioni della differenza di casta, ma quando la propria crisi si risolve, in un penoso incontro le rivela di essere in procinto di recarsi alle proprie nozze. A cosa sono serviti gli sforzi di Oshin per redimersi dalla professione? A che è valso l’altruismo (forse paradossale) delle colleghe che si sobbarcano i clienti di Oshin devolvendo a lei il denaro siccome quel matrimonio ventilato era come il simbolo per tutte di una liberazione che non ci sarà?

Dalla caduta nel dolore, Oshin risale dopo tempo, mentre si apre la seconda parte del film, in cui la giovane un altro uomo, Ryosuke, un disperato come lei, più adatto, più solidale e più retto dato che la difende e non l’abbandona, anzi si interessa dei casi anche delle colleghe e salva Kikuno dalla violenza di un suo pretendente brutale mentre nel finale la piena del fiume e susseguente la marea montante sommergono il villaggio in cui sono restate non riuscendo a fuggire Oshin e Kikuno. Ryosuke con una barca può porre in salvo solo Oshin e Kikuno decide di lasciarsi morire.

Pur portando i tratti del melodramma, questa pellicola non cade nella pesantezza a causa della recitazione sorridente e geniale delle attrici, degli alleggerimenti dovuti ai quadri umoristici che si frappongono di quando in quando e della colonna sonora lieve di tipo occidentale, utilizzata con discrezione e con ironia.

È un bel film.


[Renato Persòli]