15/08/08

Marco Ercolani, PER LA MANO SINISTRA, 2.


["One works in the shade, looking at roots". Foto di Marzia Poerio]


Scrivere per nessuno: gioia non perversa di una preghiera laica.

Verificare in che modo l’indicibile provoca parole.

Le ossessioni non sono incubi ma modi complessi di sviluppare il processo artistico.

Oltre la possibilità, cosa esiste?

Durante il giorno scrivere parole che scaturiscono di notte.

L’aria, spesso, non si accorda alle cose.

Questo libro ha, come autore, chi lo legge e non lo fa morire.

Dove la complice influenza dell’altro e la vorace curiosità dell’uno si compenetrano: il testo apocrifo.

Vedi, se te lo consentirà la corrente.

L’origine è allontanare da sé la propria origine.

Eco di io multipli, l’io.

Libri non come frecce ma come trivelle.


***


Le tenebre plurali, la notte unica.

I prigionieri si avvicinano veloci all’esecuzione annunciata.

Non che la testa faccia male ma quel senso di orrore che preme le tempie.

Nessuna tregua. Vivere è impossibile.

Canto per spiazzare il mio assalitore.

Ammutolire, in mezzo alla folla, e sperare che il proprio silenzio la contagi.

Si potrebbe provare indifferenza anche per la voce di Tom Waits?

Scrivo per non ferirmi di più.

Non riascolto. Evito di respirare. Preparo la cena, ma non per me.

Certe carnagioni stupefacenti tolgono la voglia di rappresentare la bellezza.

Il mare attraversato, troppo mobile, pericolosamente immenso.

Ogni cecità, quando non sia veggenza, è incapacità di vedere.


***


L’arte, quando è iperbole o spoliazione, arriva al cuore di sé.

Se appaiono dei lampi, la valle diventa silenziosa.

Il rumore che immagini quando si aprirà la porta.

Si nasce da una carenza. Si arriva a una metamorfosi.

Ripeto con le mie parole le idee degli altri, perché diventino mie.

Le nuvole mutano sempre. Non come le pietre, o come certi deliri.

Uno sconosciuto giudica pazzo lo sconosciuto che gli sorride.

Perché mi sveglio come se qualcuno avesse dormito dentro di me?

Ci sono dei tramonti, da qualche parte del mondo, che non riesco ad immaginare.

I sordi lo sentiranno risuonare, il colore?

Non ci sono che immagini. E, alla fine, non si riesce più a vedere nulla.

Si lavora nell’ombra, osservando le radici.


***


Camminare con la testa sempre voltata.

Fa notte. Inizio a scrivere nella pagina che non vedo.

Il miraggio rende le cose fantasmi credibili.

Quando non si sogna, le notti sono troppo buie.

Aveva l’incubo di cadere nel mondo.

Non si tenne eretto per una forma di vendetta contro gli uomini.

La scrittura non libera dalla scrittura.

Ci sono ricordi che, inutilmente, attribuiscono a me.

La pagina è scura, e da riscrivere sempre.

Ci sono abissi che solo chiudendo gli occhi dimentico.

Si scrive soli e al buio, mai essendo adulti.

Se un sogno è segreto allo stesso sognatore, può essere ancora sognato.

Solo i venti si oppongono all’aria.


***


L’artista vive dentro un sonno vigile, da cui trasfigura il mondo.

Se l’idea è originale, la lingua si adatti all’idea, trovando forme nuove.

La poesia vive nel sonno che ne matura il risveglio.

Le parole, scritte e riscritte, non pérdono energia.

Ogni poesia reale è una fulminea distruzione/ricreazione del mondo.

Le verità sono soprassalti.

Una visione del mondo senza commenti, sonomama, cioè «così com’è».

Invecchiare significa arrendersi alle risposte.

Trascorse gli anni a raccontare gli incubi della mente materna.

I veri artisti si nascondono attraverso le loro opere.

Attendere. Scrivere. Tornare ad attendere.

Menzogne da cui urgono verità.


***


Resto nella gioia di non capire.

Mi è accaduto di sentire messaggi precisi in lingue che non conoscevo.

E' vero ciò che ci travolge, ma di cui possiamo restituire una traccia.

Alla fine, avendo prodotto fantasmi, diventarlo.

Scrivere quanto basta a respirare.

Se un sogno è segreto allo stesso sognatore, può essere ancora sognato.

Poesia è tradurre in parola quanto sarebbe impossibile descrivere con il linguaggio.

Un libro di appunti è una casa in cui non ripararsi.

L'arte come non-vita che deve essere viva.

Ripeto, con le mie parole, le idee degli altri, perché diventano mie.

Uscire da una forma penosa, ma mobile, per entrare in una forma immobile, destinata a putrefarsi.

Il possibile che appare sulle rovine di ogni possibile.


***


Il poeta subisce il mondo come un universo già perduto, che potrebbe ritrovare con l'atto della parola.

Inventarsi una zona inabitabile, ed esserci.

Chi scrive esita a svegliarsi o a prendere sonno.

Non conciliante e non prevedibile, per eccesso di utopie, l’arte costringe ineluttabilmente a fallire.

La visione è l’inizio.

Arrivo alla metafora come un annegato rivede la superficie del mare.

Mai dubitare che la nostra arte non reinventi, fosse anche in un dettaglio, il mondo già creato.

Scrivendo mi allontano dall'uomo che sono stato prima di quelle parole.

Il turbamento non si oppone alla chiarezza. E' la chiarezza.

Nessun linguaggio, se è autentico, sa esprimere la veggenza.

I diversi zampilli nascono da una sorgente comune, avvolta nella stessa notte.

Nessuna vetta che le radici non vedano. La verità è consistenza.

Certi destini esigono determinati linguaggi.


NOTA

La prima parte di PER LA MANO SINISTRA è uscita su "Carte allineate", n. 17, in data 16-5-2008 (ERCOLANI, Marco, PER LA MANO SINISTRA, 1).