07/06/08

SANGUINETI'S SONG

Sottotitolo: CONVERSAZIONI IMMORALI. Intervista con Edoardo Sanguineti, a cura di Antonio Gnoli, Milano, Feltrinelli, 2006


In queso libro-intervista, Sanguineti percorre alcuni momenti autobiografici: le origini familiari, il trasferimento a Torino (sua città principale) e a Salerno, l'apprendistato universitario con Getto, le polemiche con Pasolini.

Ciò che prevale è però un dibattito serrato e intenso sulle concezioni del mondo. Alcuni nomi ricorrono in particolare, segnali delle ideologie intrecciate dell'autore: Darwin, Freud e Groddeck, Marx, Gramsci, Lukàcs.

Pur considerando "l'ortodossia [...] una cosa molto fluida" (p. 192), reitera la lealtà nei confronti del marxismo: "il materialismo storico continua a offrirmi chiavi interpretative della mia storia e della storia altrui, ma il giorno in cui non dovesse più funzionare, il giorno in cui trovassi un corredo concettuale più adeguato, non avrei dubbi sul da farsi. E così è stato per la psicoanalisi, e per quell'idea che l'uomo si muova all'interno di un'evoluzione darwinianamente interpretata" (p. 192). L'ideologia risulta ancora importante in un mondo in cui "non è che le ideologie siano finite, il punto è che si agisce come se esse fossero finite" (p. 179).

Una concezione realista si impone, in quanto "non esiste che il realismo, il resto rappresenta tutt'al più un'onesta utopia. Il mondo è quello che è. Non si può ignorare che sia attraversato dalle forze materiali, da conflitti di classe e di potere [...]. Non credo che esistano salvezze individuali se non nel capire quel meno peggio che c'è nella realtà del mondo" (p. 109).

Il presente ha problemi di rivivere la memoria ed è caratterizzato dalla globalizzazione. L'analisi di classe andrebbe applicata ancor oggi; invece che di "poveri" si dovrebbe parlare di proletariato. La modernità ha portato con sé avanzamenti oltre che problemi da risolvere, ma un regresso verso la società contadina sarebbe idealizzante.

L'intellettuale dovrebbe aderire allo "stile dell'inettitudine", ovvero quello di chi, "nella società mercificata, non sa fare niente" (p. 83).

Sul piano più strettamente letterario, si evidenziano in particolare i riferimenti a Spitzer, Contini, Auerbach, Brecht (quest'ultimo "contro Zdanov o contro Salinari", p. 192). Sanguineti ribadisce la fedeltà all'avanguardia; nonostante qualche aggiustamento di prospettiva a posteriori, dichiara: "non vedo sostanzialmente niente di cui pentirsi" (p. 161).

L'ispirazione è forse solo uno scavo nell'inconscio; la letteratura un conglomerato di citazioni; interessanti anche le notazioni sul rapporto tra letteratura e cinema.


[Roberto Bertoni]