1965. Con Soumitra Chatterjee, Charuprakash Ghosh, Rabi Ghosh, Prasad Mukherjee, Satindra Banerjee.
Il breve film satirico del grande regista indiano punta sull'impostura e sulla commedia, incentrando il racconto su un falso profeta, Birinchi Baba (il Mahapurush, o Santone), che finge di essere vissuto da sempre e di avere una rivelazione fondamentale per l'umanità al fine di spillare denaro alle sue vittime. Satya, innamorato di Bunchki, la figlia di un discepolo di Birinchi, che lo respinge inizialmente per seguire la volontà paterna, smaschera il profeta in una serie di inganni e numeri farseschi, strappando a Bunchki una promessa di matrimonio.
Si contrappongono la superstizione e il razionalismo, mentre viene messa in evidenza con naturalezza la vita della società della classe media bengalese degli anni Sessanta. La credulità è giustificata e allo stesso tempo punita. L'ignoranza è derisa tanto più quanto si annida in chi si vanta di sapere senza avere una cultura approfondita. Le teorie fantasiose del profeta sono un'interessante sintesi sincretica di Occidente e Oriente.
Adeguatamente grottesca la recitazione del Mahapurush. Si insinua nella trama un sottointreccio fondato su un triangolo amoroso. Alla fine dei conti, c'è un doppio lieto fine: i giovani innamorati si mariteranno; il profeta è stato smascherato e si reca altrove mentre il suo assistente gli porge varie borse di signore rubate nella casa in cui è avvenuto il fatto. Questo secondo finale è disincantato quanto reale, forse.
È un film di interni, ma che nei brevi esterni non rinuncia alla concretezza propria di Ray, dando spazio a rumori di strada e di treno. La colonna sonora, ossessiva, è dello stesso Ray.
[Renato Persòli]