06/02/08

Woody Guthrie, DEPORTEE

DEPORTEE


The crops are all in and the peaches are rotting,
The oranges piled in their creosote dumps;
You're flying them back to the Mexican border,
To pay all their money to wade back again.

Goodbye to my Juan, Goodbye, Rosalita,
Adios, mis amigos, Jesus y Maria;
You won't have your names when you ride the big airplane,
All they will call you will be deportees.

My father's own father, he waded that river,
They took all the money he made in his life;
My brothers and sisters come working the fruit trees,
And they rode the truck till they took down and died.

Some of us are illegal and others not wanted,
Our work contract's out and we have to move on;
Six hundred miles to that Mexican border,
They chase us like outlaws, like rustlers, like thieves.

We died in your hills, we died in your deserts,
We died in your valleys and died on your plains.
We died 'neath your trees and we died in your bushes,
Both sides of the river, we died just the same.

The sky plane caught fire over Los Gatos Canyon,
A fireball of lightning, and shook all our hills,
Who are all these friends, all scattered like dry leaves?
The radio says, "They are just deportees".

Is this the best way we can grow our big orchards?
Is this the best way we can grow our good fruit?
To fall like dry leaves to rot on my topsoil
And be called by no name except "deportees"?

Goodbye to my Juan, Goodbye, Rosalita,
Adios, mis amigos, Jesus y Maria;
You won't have your names when you ride the big airplane,
All they will call you will be deportees.



DEPORTATI


La raccolta è terminata e le pesche cominciano a marcire,
le arance sono ammucchiate nei loro depositi di creosoto;
li state riportando indietro al confine messicano,
dove pagheranno tutti i loro soldi per attraversarlo di nuovo.

Addio Giovanni, addio Rosalita,
addio amici miei Salvatore e Maria;
non avrete più i vostri nomi quando salirete su quell'aereo,
vi chiameranno soltanto deportati.

Il padre di mio padre attraversò il fiume,
gli rubarono i risparmi di tutta una vita;
i miei fratelli e le mie sorelle lavoravano alla raccolta della frutta,
tirarono avanti la carretta fino alla morte.

Alcuni di noi sono clandestini altri indesiderati,
il nostro contratto di lavoro è scaduto e ce ne dobbiamo andare;
seicento miglia dal confine messicano,
ci cacciano come banditi come fuorilegge come ladri.

Siamo morti sulle vostre colline e nei vostri deserti,
siamo morti nelle vostre valli e sulle vostre pianure.
Accanto ai vostri alberi e nelle vostre foreste,
sulle due sponde del fiume siamo morti allo stesso modo.

L'aereo prese fuoco sopra il Canyon di Los Gatos,
una palla di fuoco scosse le colline.
Chi sono tutti questi amici sparpagliati come foglie secche?
La radio dice erano solo dei deportati.

È questo il modo migliore di coltivare i nostri orti?
È questo il modo migliore di coltivare i nostri frutteti?
Cadere come foglie secche e marcire sul terreno
e non essere chiamati con nessun nome eccetto deportati?

Addio Giovanni, addio Rosalita,
addio amici miei Salvatore e Maria;
non avrete più i vostri nomi quando salirete su quell'aereo,
vi chiameranno soltanto deportati.



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Il 29 gennaio del 1948, in un incidente aereo in California, vicino al confine con il Messico, persero la vita 28 "deportati" ovvero 28 lavoratori messicani che stavano per essere forzatamente rimpatriati. Il loro permesso di soggiorno era scaduto, insieme col contratto di lavoro, pertanto venivano rispediti in Messico da dove avrebbero cercato con ogni mezzo di tornare negli States. Era questa la vita dei lavoratori stagionali, impiegati soprattutto nella raccolta della frutta, nei campi della ricca California. Il giorno dell'incidente aereo la radio locale diede subito la notizia precisando che erano morti "soltanto" dei deportati.

Woody Guthrie era stato costretto a lasciare la sua terra, l'Oklahoma, ai tempi della Grande Depressione e dopo anni di "hard travelin'" finì per stabilirsi a New York. Woody non riusciva a sopportare la crudele indifferenza delle radio e dei giornali locali, che non si preoccuparono neppure di citare i nomi dei braccianti morti, e per rompere il silenzio scrisse il testo di questa canzone, in cui assegnava dei nomi simbolici ai morti. Guthrie aveva scritto solo il testo di DEPORTEE che fu poi musicata, dieci anni dopo, da Martin Hoffman, e cantata per la prima volta da Pete Seeger nel 1958 [1].

Questa canzone l'ho ascoltata per la prima volta nel '74, dal vivo, in un concerto ad Aulla da Umberto Fiori e Roberta Zanuso. Successivamente entrò, con molte altre canzoni di Guthrie, nel repertorio del gruppo di cui facevo parte allora con Giovanni Sturmann e Rudi Veo, il Collettivo Franceschi.

Dall'epoca di DEPORTEE sono passati sessant'anni, ma il comportamento del ricco Occidente nei confronti dei migranti non è affatto cambiato, continua ad alternare sfruttamento e indifferenza e allora forse non è inutile ricordare questa canzone e le circostanze da cui è nata.

[1] Un'esecuzione della canzone, di Joseph Cormier, si trova a http://www.youtube.com/watch?v=pjrfyyneaig. La canta Christie Moore a http://www.youtube.com/watch?v=W4HHsm7gVKw&feature=related. L'interpretazione di Arlo Guthrie e Emmylou Harris è a http://www.youtube.com/watch?v=TQbOScHfxhQ&feature=related. Quella di Bob Dylan e Joan Baez è a http://www.youtube.com/watch?v=Yz9okKRhimE&feature=related (nota della redazione).


[Gian Paolo Ragnoli]