12/12/07

Lucetta Frisa, DUE INEDITI


["For children". Foto di Elizabeth Hutcheson]


Nel primo dei due testi sottostanti di Lucetta Frisa, l'onirico si dà la mano con la concretezza del quotidiano nel delineare una dimensione spaziale intermedia. Dilatatasi così la percezione del mondo esterno, il presente riforma le caratteristiche degli ambienti, che incoraggiano il soggetto a scendere in sé, trasformando un pavimento in un mare e in un osservatorio da cui guardare la memoria che rievoca al contempo la disillusione introducendo all'età adulta e le magie cosmiche che dall'infanzia resistono. C'è una consapevolezza dell'universo in dissoluzione e in corsa verso il vuoto, con un filo che cerca di ricucirlo.

"Che faremo senza Orfeo e Euridice?", si chiede la voce poetante nel secondo testo. Mito essenziale, ineludibile, si concorda. La visitatrice degli Inferi è più un'Alice che una vittima in questa poesia che valorizza il sonno e l'accoglienza, una pace.

[Roberto Bertoni]




1.

(FOR CHILDREN)

La stanza nel buio si colora.
Sono palloncini, le note?

bisbigliano tra lampadario e soffitto
si fermano
sulla soglia di casa.

Il mare è qui sul pavimento
sale ad accarezzarci il collo
dammi la mano per entrarci dentro
piano
senza le scarpe
come dentro un tempio.

Una mattina al mercato
dei palloncini erano legati a un albero
pronti a scattare in alto ne chiesi uno
ma non riuscirono subito a slegarlo
e infine eccolo tra le mani, rosso:
si afflosciò subito
.

Dammi il coltello.
Tutto va preso a squarci
a morsi -
si diventa adulti così.

Misi timida il dito sopra un tasto
del pianoforte e l’universo esplose
- era gonfio e invisibile? -
abracadabra
abracadabra
gola orecchi occhi
a quel tocco
si spalancarono
.

Abracadabra
potessi adesso
ripetere quel suono
e il turbamento

ma stasera
giochiamo a palla sulle onde
in questa stanza con la musica e il mare
voliamo alto.

Le code rosse delle sigarette
finiscono nel posacenere.
Tu apri la finestra. Buio.
Nessun rumore.
Brucia solo la luna.

In questa stanza potessi
mettere ancora il dito sulla tastiera.

Abracadabra
Abracadabra
adesso dammi
l’ago e dammi
il filo e la follia -
voglio
ricucire il vuoto
di tutto il mondo.



2.

(DANZA DEGLI SPIRITI BEATI)

La sera si chiude con Gluck facciamo che
ce ne andiamo a dormire sulle punte
verso i veli del letto veleggiante
nei provvisori Campi Elisi.
Un minuetto, monsieur, e un inchino
ti sventaglio guance e ascelle
niente sudore solo fresco fiato
di flauto luminoso che ci guida
ai nostri paradisi.
Che faremo senza Orfeo e Euridice?
Nel corridoio buio madre e padre
- Calliope e Apollo - ci precedono
nel breve viaggio e soavemente
volteggiano nel cielo del soffitto
per salutarci col riso screpolato.
Poi scrollano la testa e la notte
sopraggiunge per telecomando
così si spengono di scatto
la palpebra e la squallida giornata
resta nell’aria la polvere dorata
del sorriso del gatto del Cheshire.
Danzando con gli spiriti, madame,
non c’è dramma o tragedia
nessuna traccia di sangue nessun fumo
di guerra, solo un inchino un ventaglio e Gluck.
E noi torniamo beati da Euridice
che non volta le spalle ma ci attende
nei Campi Elisi del Lorazepam.


NOTA DELL'AUTRICE

Questi due testi sono stato suggeriti dall’ascolto dei brani musicali: FOR CHILDREN (opera pianistica di Bela Bartok) e DANZA DEGLI SPIRITI BEATI dall’ORFEO E EURIDICE di Cristoph W. Gluck.