22/11/07

Zygmunt Bauman, VITE DI SCARTO


[The Golden Door was locked, and dazzling as the sun on water. Foto di Marzia Poerio]


Titolo originale inglese: WASTED LIVES. MODERNITY AND ITS OUTCASTS (2004). Traduzione italiana di Marina Astrologo, Roma-Bari, Laterza, collana "Robinson/Letture", 2005; riproposto nella collana "Economica Laterza", 2007

Nella società globalizzata dei paesi consumisti occidentali, accanto ai rifiuti oggettuali si incontrano le persone "scartate" per ragioni che rivelano scarsa applicazione del diritto all'uguaglianza e comprendono contingenti umani di disoccupati, giovani, profughi, immigranti.

I giovani della "Generazione x", come viene definita, sono istruiti quanto incerti sul loro futuro di inserimento nel mercato del lavoro, dal quale vengono espulsi o tenuti ai margini per i meccanismi del mercato flessibile; esistenzialmente in una situazione di disagio "legato ai fini anziché ai mezzi", perché "oggi il punto è che i fini sono sfuggenti (e fin troppo spesso illusori); sfumano e si dissolvono in un tempo più breve di quello necessario a raggiungerli, sono fluidi, inaffidabili e comunemente visti come non meritevoli di incrollabile impegno e dedizione" (p. 22).

I rifugiati e gli emigrati vengono a costituire una popolazione in esubero costretta ai margini, trasformandosi in "rifiuti della globalizzazione" (p. 75). Scarse le prospettive (soprattutto per i rifugiati) di assimilazione e inserimento; rare le vie d'uscita da questa situazione, improbabile il ritorno per i profughi.

Su un più generale piano di psicologia sociale, si è assistito a una trasformazione dei rapporti umani: "la fiducia è rimpiazzata dal sospetto univerrsale" (p. 115). Domina la "transitorietà" entro una mentalità per la quale "nulla è veramente necessario, nulla è insostituibile" (p. 120): tanto gli oggetti quanto i sentimenti e le persone. Ne consegue un'attenzione dominante per il presente, una ricerca di costante apertura delle possibilità, la brevità delle esperienze vissute prima di passare alle prossime.

Si hanno modifiche perfino di concetti come la bellezza. Fondata in passato sull'idea di perfezione (ovvero sull'immodificabilità) viene sostituita nel tempo presente dalla relatività dei parametri: in concomitanza col consumismo, "oggi la bellezzza sta nella moda, quindi il bello è destinato a diventare brutto nell'istante in cui la moda cambia, e cambia di continuo" (p. 148); frattanto la sfera estetica estesasi e consumata in campi come la pubblicità e la moda diventa più effimera, soppiantando l'universalità e perennità delle opere d'arte.

Mentra aumenta l'incertezza nella vita personale, una delle conclusioni di Bauman è che "siamo tutti nel e sul mercato, al tempo stesso, o in modo intercambiabile, clienti e merci" (p. 153".

Pare dunque di vivere in una vera e propria antiutopia. Anzi il sociologo fa un paragone tra il Grande Fratello orwelliano e quello odierno dei reality show, i cui protagonisti agiscono in modo da escludere e mettere in esubero gli altri e di cui Bauman si serve per assimilazione con i meccanismi sociali contemporanei: il Grande Fratello del passato era destinato all'"inclusione: integrare, le persone, metterle in riga e tenercele"; quello di oggi svolge simili funzioni di controllo, ma mira all'"esclusione: individuare le persone che non si adattano al posto loro assegnato, scacciarle di lì e deportarle dov'è 'il posto loro', o meglio ancora non permettergli mai di avvicinarsi", agendo così da "buttafuori" degli indesiderabili (p. 164), siano essi gli stranieri o altri individui tali per una ragione o per l'altra. Non certo consultandoli: kafkianamente, si conclude.


[Roberto Bertoni]