11/09/07

Vaikom Muhammad Basheer, MIO NONNO AVEVA UN ELEFANTE


["I asked my grandad to take me to the elephant". Foto di Marzia Poerio]



Titolo originale in Malaylaiam: NTUPPUPPAAKKORAANAENDAARNU (1951). La traduzione italiana di Clelia di Pasquale (Milano, Baldini Castoldi Dalai, 2006) è dall'edizione francese del 2005.


Questa novella (o romanzo breve) in terza persona è narrata attraverso il punto di vista di Kunniupattumma, la protagonista prima bambina, poi adolescente e giovane, proveniente da una famiglia benestante che per una causa legale inerente alla proprietà della terra da condividere con altri familiari, perdendola, pagate le spese legali e le tangenti a chi di dovere, è costretta a vivere in stato di povertà, con aggravamento dei rapporti tra il padre e la madre della ragazza, che litigano di continuo.

La madre in particolare ricorda i bei tempi andati e fa presente spesso alla figlia che suo nonno possedeva "un elefante con le zanne", mito che si infonde nella mente di Kunniupattumma; costituisce un ritornello per i lettori, ripetuto a intervalli regolari nel testo; viene infine sfatato da alcuni bambini, che prendendo in giro la madre di Kunniupattumma, riducono l'animale fiabesco a un derisorio sintagma ripetuto: "elefante-blatta" (p. 102), col che la storia finisce, verificandosi un matrimonio tra l'interprete principale e il figlio dei vicini, Nisaar Ahamed.

La narrazione è svolta con ottica di apparente semplicità, ottenuta tramite periodare breve e schemi iterativi.

I procedimenti metatestuali sono riposti in frasi come "si credeva in tutto ciò che veniva detto" (p. 30), riferibile tanto alle credenze del villaggio quanto al racconto che si sta leggendo.

C'è un contrasto tra la mentalità tradizionalista della famiglia di Kunniupattumma e quella più spregiudicata di Nisaar Ahamed, per cui MIO NONNO AVEVA UN ELEFANTE è anche sulla linea di confine tra il mantenimento delle norme tramandate e la loro innovazione; e pare propendere in quest'ultima direzione.

Povertà, società rurale, rapporti gerarchici dentro la famiglia, narrazione di tipo orale, ironia moderata e gradevole sono tutti aspetti di questo bel racconto.

L'autore (1908-1994) visse parecchie esperienze, partecipando in prima persona alle vicende di liberazione dell'India, facendo molti mestieri, vivendo per alcuni anni tra gli asceti, per risiedere infine con la moglie e i figli in Kerala.


[Roberto Bertoni]