29/09/07

Ettore Zaniboni, LA MIA STORIA, LE MIE AVVENTURE

Ettore Zaniboni, LA MIA STORIA, LE MIE AVVENTURE

Sottotitolo: DIARIO DI UN UOMO RINCHIUSO IN MANICOMIO AGLI INIZI DEL '900. A cura di Marisa Azzolini. Prefazione di Mariuccia Salvati. Bologna, Archetipolibri - Gedit edizioni, 2006


Proveniente da una famiglia di mugnai, guardia di città e viaggiatore dai vari mestieri in Italia e in Francia, il narratore in prima persona racconta le proprie sfortune e le avventure con anime femminili e tra famiglie borghesi di fine Ottocento e del primo Novecento, fornendo uno spaccato di vita che ha toni talora picareschi, come una fuga con una ragazza, Luisa, costretta a non seguirlo dalla famiglia, e il ritrovamento di lei ormai sposata e del figlio dopo anni.

Sostiene tra l'altro di essere stato al servizio di Zola, scoprendo e consegnandogli dei documenti che sarebbero serviti nell'Affare Dreyfus (sarà vero? si domanda la curatrice); e con un lavoro da giardiniere in una villa, in realtà col compito di sorvegliare i movimenti di una giovane amante dello scrittore francese…

La prefatrice nota giustamente una discrepanza tra le lamentose note ritrovate negli archivi, testimonianza dell'istituzione manicomiale in quanto luogo di clausura in quegli anni, e il tono più disteso del racconto.

Si è grati per le ricerche che hanno portato alla luce questo testo interessante, redatto in un italiano talora non standard, tanto più autentico e indicativo di un costume anche di scritttura di chi dalla cultura alta fu escluso, ma per spinta al dire conseguì l'autobiografia vera e quella romanzata; con un effetto stilistico aggiuntivo, insito nella parziale sgrammaticatura, straniante (come è stato usato da scrittori del secondo Novecento, si pensi tra gli altri al Celati di Guzzanti).

Zaniboni autore di narrativa scrive così:

"[…] arrivo ad Avignone […] Al mattino mi porto in vicinanza della sua abitazione in un caffè che si trova sulla via e potei accertarmi che Luisa non era partita, perché molto glielo impediva. Con molta astuzia mi riesce di inviarle un biglietto per dirle che ero ad attenderla al suo avviso, a quell'ora che credeva necessario per fuggire. Essa mi rispose all'istante: 'Domani sera vieni nella tale posizione alle ore una circa', che di notte riuscivale più facile uscire dalla casa. Attendo con impazianza. Le ore mi sembrano secoli. Stavo nascosto dietro un albero, ascolto e guardo. L'ora si avvicina. Ecco nell'oscurità avvicinarsi la donna con il nostro futuro d'amore tra le braccia, avvolto in un panno. Sì, è quella. Mi avvicino, il cuore palpita senza posa. Luisa piange e mi accarezza, il tempo è prezioso, andiamo" (p. 70).

Innegabile, pare, la sintesi accompagnata da una suspense che solo le pagine successive risolveranno…


[Roberto Bertoni]