28/05/07

Maurizio Ferraris, DOVE SEI? ONTOLOGIA DEL TELEFONINO

Milano, Bompiani, 2006

Il telefono cellulare è un simbolo della modernizzazione accelerata e di come essa cambia la vita quotidiana, la reattività, la dimensione esistenziale di chi vive nella fase storica attuale. Ferraris si domanda che tipo di oggetto sia il telefonino, determinandone un'ontologia fondata sulla convinzione che esso serva più per scrivere che per parlare.

Nella nostra epoca di apparente oralità, è vero che lo scritto porta tracce del parlato, o non è piuttosto valida l'ipotesi che il parlato riveli "la sua appartanenza allo scritto" (si pensi alla maniera di simbolizzare delle scritture componendo abbreviazioni sui tasti); e in definitiva che "la contrapposizione tra oralità e scrittura non sia di essenza, e quindi non costituisca una vera antitesi" (p. 79)?

Secondo Ferraris, il telefonino è uno strumento "che non ricopia la voce, ma disegna le cose e i pensieri" (p. 11), dal che si delinea anche un'attenzione all'uso contemporaneo della scrittura intesa come iscrizione che costruisce realtà sociale, dato che col cellulare si compiono operazioni socialmente rilevanti, dalla conferma di una prenotazione, agli avvisi di eventi, alla comunicazione interpersonale; frattanto questo tipo di telefono svolge sempre più funzioni da computer, consentendo di "accedere a tutti i tipi di comunicazione orale e scritta", a "tutti i circuiti di registrazione (scritture, immagini, musica)" (p. 17) e permettendo in tal modo la "costituzione di oggetti sociali" (p. 154).

All'interno di una trattazione filosofica svolta in una lingua accessibile, si rileva una miriade di fattori, tra i quali l'isolamento che proviamo quando telefonando da/a un cellulare "non c'è campo" (p. 51); la presenza del telefonino in "un mondo [...] pieno di cose che mutano" mentre alcuni "vincoli non mutano" (p. 53); tra innovazioni tecnologiche che cambiano la vita degli utenti ma non hanno abolito la vera povertà (p. 57).

Com'è il nostro mondo? Così, in enumerazione caotica:

"Un mondo in cui sono possibili assunzioni, rivoluzioni, convegni, licenziamenti, sindacati, parlamenti, società per azioni, leggi, ristoranti, denaro, proprietà, governi, matrimoni, elezioni, giochi, ricevimenti, tribunali, avvocati, guerre, votazioni, promesse, compravendite, procuratori, medici, cattedrali, colpevoli, tasse, vacanze, cavalieri medievali, presidenti. Il mondo in cui sta il telefonino ma che, piuttosto paradossalmente, sembra stare anche nel telefonino, proprio come la testa sta nel mondo e il mondo sta nella testa" (p. 176).

Piace al recensore che si parta da un oggetto-simbolo e si individui la portata sociale di una complessità da questa minima cellula. Gli è invece meno consono il "testualismo debole" (secondo il quale, sulla scorta di Derrida, "gli oggetti sociali sono costruiti da iscrizioni - piccoli oggetti fisici - idiomatiche").


[Roberto Bertoni]