14/03/07

Roberto Saviano, GOMORRA

Milano, Mondadori, 2006


Quando ho letto il titolo GOMORRA, non l'ho associato a Sodoma e agli eventi biblici, forse perché sono di Napoli e quindi ho immediatamente colto l'assonanza con CAMORRA. Ed infatti di camorra tratta l'opera prima di Roberto Saviano, un giovane giornalista e scrittore che è stato costretto ad andare in giro con la scorta. Rischia di morire ammazzato come uno dei protagonisti del suo libro per aver dedicato gran parte delle sue energie allo studio, all'analisi e quindi alla denuncia del più grosso male che attanaglia quella che è anche la sua di città. Ma GOMORRA non è fiction, non è IL PADRINO, né I SOPRANO. La sua è la storia vera dei peggiori criminali e assassini che hanno imperversato e continuano a imperversare in Campania negli ultimi 20 anni. Ci sono tutti, con nomi, cognomi e soprannomi, descritti finanche nelle loro più piccole manie come il boss che si è fatto costruire la villa uguale a quella di Don Vito Corleone del film di Scorsese, o la camorrista che fa vestire le sue donne guardaspalle come la protagonista di di KILL BILL, tuta aderente gialla alla guida di una Smart dello stesso colore. Insomma, contrariamente a come possiamo immaginare - ci dice Saviano, sono i camorristi a ispirarsi ai film e non viceversa.

Roberto Saviano si è infiltrato nell'immenso mondo sommerso della realtà campana per vivere in prima persona la realtà che noi, quelli della Napoli medio e piccolo borghese, cerchiamo di non vedere. E il risultato di quest'indagine meticolosa sono 330 pagine che prendono il lettore e lo attanagliano in una storia con nessun lieto fine che comincia in un anonimo palazzo adiacente al porto di Napoli dove Roberto scarica merci provenienti illegalmente dalla Cina e finisce nelle campagne del Casertano diventate una immensa discarica abusiva per lo smaltimento dei rifiuti tossici.

Il libro descrive situazioni, fatti e persone con precisione e con un linguaggio che va dal barocco un po' ridondante di quelle parti dove si può - proprio per questo - intuire la reazione emotiva dello scrittore fino alla precisa crudezza e immediatezza delle parole secche che ci mostrano le immagini così come deve averle viste lo stesso Roberto. È un libro che avvince il lettore e porta avanti delle teorie innovative e sconvolgenti secondo le quali la camorra è ormai basata su un modello imprenditoriale su cui poggia gran parte del tessuto economico e sociale della zona e che arriva perfino ad Aberdeen dove addirittura incontriamo il primo camorrista straniero.

Non nego che l'impatto che ha avuto su di me la lettura di questo libro abbia sicuramente dei risvolti personali dettati dall'amore-odio per la mia città natale, lo stesso amore-odio che ho trovato nelle parole di Roberto Saviano. L'ho ammirato per il suo coraggio ma anche per la professionalità con cui ha documentato il suo lavoro, per l'analisi sociologica originale del fenomeno e per lo stile narrativo.

Il libro si divide in due parti precedute da quattro citazioni. La prima "Comprendere cosa significa l'atroce, non negarne l'esistenza, affrontare spregiudicatamente la realtà" di Hannah Arendt descrive ciò che ha fatto lo stesso Saviano ed è ciò che farà il lettore appena si immergerà nella lettura. A "Coloro che vincono, in qualunque modo vincano, mai non ne riportano vergogna" di Machiavelli, aggiungerei che non solo non ne riportano vergogna ma diventano modelli ai quali gli adolescenti del mondo sommerso si ispirano. Diventano i loro eroi perchè sono rispettati, indossano capi firmati e posseggono i gadget dettati dalla moda. Le ragazze sanno che se sposano uno che appartiene al "Sistema" - notare bene, non alla "famiglia" ma al SISTEMA - avranno il futuro assicurato per sé e per i figli anche se il marito morirà giovanissimo o andrà in galera.

La terza citazione "la gente sono (sic) vermi e devono rimanere vermi" è tratta da una intercettazione telefonica. E difatti in realtà il grosso del guadagno va nelle mani di pochissimi e il resto è solo manovalanza. In un mondo senza speranza e senza futuro, senza sogni e senza valori a 12 anni si trasporta droga anche solo per ricevere un motorino in regalo e il possesso della prima pistola è vista come una promozione.

"Il mondo è tuo", l'ultima citazione tratta dal film SCARFACE sintetizza perfettamente lo stato d'animo che sembra accomunare la maggior parte dei giovani che intraprendono questa "carriera". Il termine "carriera" si addice a questo mondo del business sommerso parallelo che spesso si intreccia con quello legale creando persino nuovi posti di lavoro. Ed è questa la cosa che mi ha più sorpresa: la camorra - parola che non esiste nel gergo malavitoso - ha la struttura di un'impresa, una multinazionale, una macchina economica perfettamente funzionante con agganci in tutto il mondo, i cui capi hanno il fiuto per gli affari, essi sono arrivati in Cina prima ancora che il mondo occidentale si stesse accorgendo della forza economica di quella potenza. Questo mi spaventa. Ho chiuso l'ultima pagina domandandomi: ma ce la faremo mai ad eliminarla?


[Paola Benchi]