25/01/07

Paola Polito, TRE POESIE CON LE ROSE

[Rose cittadine, 1 e Rose cittadine, 2. Foto di Paola Polito]





































ROSE

dialogo con una rosa
debolmente smerlata
di pallido vigore

nel lungo collo vitreo
l'esile cannula verde
cinta dall'acqua

infonde e risucchia
silenziosa la vita
così come la sonda
della mia vena perfusa


amo di questa rosa
l'odore lento
che s'accompagna
al mio torpore



QUESTE DELL'OSPEDALE

queste dell'ospedale
sono le mie prime rose
a sbocciare sicure
senza reclinare il capo
anzitempo

a succedersi solitarie
nello stesso vaso
dispiegando quiete
lo splendore esatto
del loro corso


perfetta serenità
nel compiersi regale
d'una fragilità mortale



OGGI

Spiegami perché oggi
quel ch'era invalicabile
è di colpo accessibile
Perché sorrido allo specchio
pur vedendo la stessa immagine
le stesse rughe
Perché la pioggia e il suo grigio
sono una carezza per l'anima
Perché queste quattro strade
tra la marina e il monte
mi parlano d'amore

Spiegami perché tutto
cambia di segno
Perché il disegno crudele
delle cose
può diventare amico

Guarda come trema
la rosa d'inverno nel cortile



Nata a La Spezia, Paola Polito ha insegnato italianistica all'università in Australia, Romania, Danimarca e risiede attualmente in Liguria. Ha pubblicato saggi e articoli. Si ricorda soprattutto il volume, scritto assieme a Steen Jansen, TEMA E METAFORA IN TESTI POETICI DI LEOPARDI, MONTALE E MAGRELLI: SAGGI DI LESSICOGRAFIA LETTERARIA, Firenze, Olschki, 2004.
Qualche parola sui testi inseriti qui sopra. Di OGGI si incide soprattutto l'idea che "il disegno crudele delle cose può diventare amico"; mentre l'ultimo dittico proprio sotto questi versi forse contraddice quanto appena detto perché la rosa d'inverno nel cortile trema, o forse no perché è positivamente una rosa ed esiste d'inverno. Del resto per cosa si trema? Per un brivido di freddo (gelo interiore)? O per un fremito di vita, un filo sottile, anche. In fondo è una chiusa montaliana anche se sopra c'erano un io, la parola "amore" e uno specchio. Forse si ricerca proprio l'"accessibile" che si prospetta nelle radure dell'"invalicabile": c'è una tendenza verso una soluzione, in breve un varco nella rete. Al contempo si danno gli spazi e i tempi alterni dell'essere: in ROSE "l'odore lento" della rosa e "il mio torpore"; in QUESTE DELL'OSPEDALE la "serenità" e la "fragilità".

[R. Bertoni]