09/03/18

Marina Pizzi, DAVANZALI DI PIETA', 2008 (STROFE 11-15)

[Pictorial treatment of the photograph of a tree (Killiney 2018). Foto Rb]



11.
la stanza dei giorni lesi
tabella di marcia
marcia, almanacco di sbircio.

12.
con l’eroe alla foschia non ho timone
né moratoria al calice del torto
sotto il blindato di corsari
per le parsimonie del regno.
addì le statue possono correre
verso le stanze delle donne sole
arguite dal comignolo del vento.

13.
ho precisato che mi appoggio al giogo
della goliardia della fontana nera
alla tana della nenia del ripetente
temprato dalla zattera che ingorga
gare di zuffe con le onde. a piedi
sulla misura della cima male mi alleno
con la lente d’ingrandimento e la parrucca
contro le cose che non sono aperte
né dentro il cielo né sotto la somma
dell’angelo assunto nell’ingranaggio
dello zerbino ai piedi. qui m’impiego
nel ripostiglio nano, tizzone di nemico.

14.
il turno della ronda è il mio ritorno
al bando, al dolo nero di rompere
clessidra, da questa strada che domina
verdetti di mitra tra le bave delle lumache
chete, pietosissime di scie. il cielo vedovo
manca la manna e la sirena è piena
di lutto al boato, l’olio devoto del vulcano
in fiore.

15.
che faccia il verso al tuono
l’arsenale del sangue
questo stipendio astuto quanto cieco
miscuglio di carabattole con sorpresa,
non si sfianchi il colore della sorte
l’alba macchiata da chiodi di dispense
a corto di scialuppe di salvataggio.
ìmpari greto dover risalire
il sale che travasa da se stesso
paramenti di lucciole morenti.
 
[Le strofe prima di queste sono nei numeri precedenti di Carte Allineate]