[Urban Future Shadowing Nature (Singapore 2016). Foto Rb]
Don DeLillo, Zero K. New York, Scribner, e Londra, Picador,
2016
Un
motivo classicamente fantascientifico, l’ibernazione, viene utilizzato in
ambito onirico, o, come si legge nel corso della narrazione, “in the spirit of
a well-disciplined dream” (p. 84), con una serie di quadri che si succedono
come in una fantasmagoria surreale, articolata però con lentezza, e
accompagnata da riflessioni che rappresentano i pensieri di alcuni personaggi,
il narratore in prima persona, di nome Jeffrey, e l’ibernata, denominata Artis,
che è la seconda moglie di suo padre Ross, ricco finanziere.
Ross ha
scelto assieme ad Artis l’ibernazione per consentire una cura per il cancro da
cui è affetta al risveglio qualora le tecnologie consentissero a quel punto una
più degna sopravvivenza. Decide di seguirla, ma si ritrae all’ultimo momento,
adducendo responsabilità verso la vita e la società, tuttavia rimodificando la
propria posizione e facendosi ibernare a sua volta due anni dopo nell’ultima
parte del romanzo.
Tra le
basi scientifiche destinate a conferire credibilità all’ipotesi dell’ibernazione,
Zero K indica la temperatura dello zero assoluto, dove K sta per l’unità di
misura kelvin, ideata da Lord William
Kelvin (1924-1907), citato a p. 143.
Un
elemento essenziale, di accostamento fantascientifico, è lo spazio allucinato e
asettico in cui si svolge il rituale tecnologico/religioso che accompagna gli
ibernandi. Un luogo, ci informa una dichiarazione metanarrativa, “located at
the far margins of plausibility” (p. 115) con cavità sotterranee, pseudomonaci,
medici e tecnici.
Una
parte della narrativa si incentra su ricordi del narratore e la descrizione del
rapporto con la sua partner, il figlio adottivo di lei e suo padre.
Sebbene
il libro scorra per flussi non sempre diacronici e talora i pensieri dell’autore
e quelli rappresentati dei personaggi abbiano un peso linguistico forse
superiore alla profondità filosofica che si sforza di esprimere, si tratta
nondimeno di un romanzo di interesse.
[Roberto
Bertoni]