19/10/16

Marina Pizzi, DIVE ELEMOSINE - 2015 (Strofe 47-51)


47.

Col brusco addendo di perdere la vita
A salice stramazzi e chiedi venia
Alla pietà di sorpassare l’angolo
Parte millesima dolore di patema
Senza lanterna materna. E sgola
L’occaso di ucciderti a fulmine ridendo
Come convento di sassaiola ennesima.
Salvo il saluto non paga per niente
Questa manciata a fuoco filo spinato
Quando prodezza era la bellezza
Della nicchia silvana dentro il bosco.


48.

Geniale occaso starsene sbadata
Frutto di nenie orfane
Faro al trastullo di non volere
Scampoli le polveri.


49.

Vado a morire in ogni mattonella
Visibilio docile senza vanagloria.


50.

Ilarità d’infanzia odorare i fiori
La catastrofe si allenta
In uno scenario di versi
Che ti fanno migrare
Grazia di enigma estirpo del pianto.
Il circo lento delle fauci del giogo
Promette comandamenti d’arte
Intingoli per poeti stracolmi di fame.
Mitica l’alba ricorda che muori
Fantino ingrassato atto a sfondare
Il misero cavallo che ti tiene
Peso d’addio comunque scappare
Parente della rondine tonfare.


51.

Già s’inarca la foce del panico
Simile al fuoco trastullo del mondo
Panico, crisi del verbo stare
Sotto la sillaba razzista del senza frase.
Semplice aiuto ti chiedo oh mio barcollo
La birra al bar del sotto casa incendia
La croce vizza del ritorno. Nulla s’avanza
Con la barella accanto:
Occorre correre resina fortissima
Nel lascito del verbo che non serve.
Viale del tramonto ormai la scia
La vedetta del riverbero non dà vita
Né copia almeno di una gioia pia.
Convesso-concavo malanno ardire il dire
Così sonoro da sfondare i timpani
O le verità pagane dell’Arte fatua
Bella Tata da sfondar l’inferno.
Nel ripostiglio dove tutto avvenne
Fu bombardato il faro del superstite.




Altre strofe di Dive elemosine sono uscite su numeri precedenti di Carte allineate.