19/04/16

Marina Pizzi, DIVE ELEMOSINE - 2015 (Strofe 24-27)

24.

Nell’ignoranza di morire il dado tratto
Fa festa.
La parata dell’occaso è la mia
Fanghiglia.
Nessun aiuto mi sovrasta
Stato stabile beneficenza darsena.
In mano al diavolo del fato
Si arresta fasullo il mio corpo.
Volatile antenna lo sguardo
Teme sempre giacché gemello
Di penzolare a morte.
Tu sparito nel tonfo
Fosti il mio amante ballerino
Nessuna certezza un po’ di fede.
Dove mi appendo per reggermi
Passa la ruspa dello splendore maligno
E mi staglia in beffa perché vecchia.
Fui signora di spaccati enigmi
Come melograni i cani che mi vollero
Spazzina della bava del rantolo.


25.

Beve il suo rantolo come fosse crocefissa
La rugiada che non vedrà si fa saggia
A chi vive palude la gran lotta
Cresimata dall’alba già per la bara.
Toc toc il crisantemo che piange
Geme la conta delle lapidi
Massimo il signore che non si vede
Pregato massimo motto di ogni rantolo.
Accudisce la culla la cura dell’aurora
Frottola benefica di crescere-crescita
Fra scampoli di poverissimi preganti.
Cicale d’agosto questo martirio
Epocale ogni volta che si ripete
Teschio di schianto un attimo di atleta.
Olimpiade noir la prigione in folla
Fallace la rondine al soccorso.
Marine di nebbie il conforto ride
Male il riso domestico elitario.
Tu avvieni al mio abbraccio vizzo.


26.

Fui spazzina di rantoli in corsia
I gabinetti li pulii tutti
L’ultima briciola ti tolsi dal letto
Ti misi i calzini avevi freddo ai piedi
Mi dicesti ultimo. Il macello delle bende
Stava arrivando. Ti strinsero il corpo
Contorto.
Le balle di fieno nei campi
Rotolavano in balìa del vento
Dove il vano tornava fantasma.
In meno di una genìa di farabutti
Valsi resistere scorpione bianco
Vezzo di niente ormai il pio lampione.
Passava la roncola del tempo
Sotto stivali di trincea i dotti esempi
Del vate conosciuto da ragazza
Innamorandomi di lui anche al piovasco
Analfabeta scolara di versicoli
Così per stare in vita nonostante
Le trebbie del sudario più che misantrope
Le briccole dal cielo non festivi angeli.


27.

Stoppie materne appiccano il fuoco
A chi fummo. Gridano le ceneri un eremo
Mortale. Sartorie per anime da proteggere
Se finalmente pace. Primario del cielo l’arcobaleno
Battesimo e baleno la rotta del sorriso.
Il becchino porta via la mia salma
In mano a condottieri assassini.
Gesticola la nebbia un inferno nomade
Pietà destituita la tua nuca fragile
Contro Caronte che rovista la tua figura
In guerra ancora di non stare viva recidiva.




Altre strofe di Dive elemosine sono uscite su numeri precedenti di Carte allineate.