17/12/15

Giuliano Bertuccioli e Federico Masini, ITALIA E CINA (Edizione Kindle)

[Chinatown (Singapore 2015). Foto Rb]


Giuliano Bertuccioli e Federico Masini, Italia e Cina I ed. 1996. Ed. riveduta e aggiornata Roma, L’Asino d’oro, 2014
(Edizione Kindle)

Benvenuta questa riedizione aggiornata di un volume che esamina i rapporti tra Italia e Cina fin dall’antichità, secondo i parametri di “una storia di reciproca comprensione, assai poca, e di notevole incomprensione”, per lo meno fino a tempi recenti, a causa della “possibilità, che i due popoli ormai hanno, di frequentarsi vicendevolmente e quindi di imparare a conoscersi meglio”.

Nel periodo in cui l’Occidente vedeva assestarsi e crescere il dominio romano, la conoscenza reciproca non era inesistente, anche se fondata più su una serie di ipotesi che sulla conoscenza diretta, in prevalenza con considerazioni di reciproca stima.

Se l’Impero Mongolo garantì le condizioni di relativa sicurezza ai viaggiatori che si avventuravano in Cina dall’Europa, in primo luogo Marco Polo, la prima zona del nostro continente nota ai cinesi fu la Sicilia.

I viaggiatori occidentali più intraprendenti, oltre i mercanti, tra Medio Evo e Seicento, Furono i religiosi: dapprima in prevalenza i francescani, poi i gesuiti che svolsero un’opera, oltre che di diffusione religiosa, che non sempre attecchì, di divulgazione scientifica. Conoscendo al lingua e la cultura cinesi, i gesuiti poterono “avvicinare la classi colte”. Fu “grazie a Matteo Ricci e agli altri cuoi confratelli della Compagnia di Gesù” che “il secolo  fu il secolo durante il quale il nostro paese godette in Cina del maggiore prestigio”.

Il volume ricorda come anche l’Angelica di Boiardo e Ariosto sia “cinese”, in quanto figlia del “re Galafrone, che in India signoreggia una gran terra che ha nome il Cataio” (Orlando innamorato, I.X.14).

Molti sono i nomi di eruditi e viaggiatori italiani interessati alla Cina tra il XVI e il XVIII secolo e tra essi Botero, Lodovico Arrivabene, Francesco Carletti.

I pregiudizi anticinesi dell’Occidente sembrano trasformarsi in ammirazione con Voltaire e altri illuministi che ammirarono il confucianesimo, il sistema di governo cinese e altri aspetti.

“Fan Shouyi, meglio noto col nome cristiano di Luigi Fan (1682-1753), sebbene non il primo cinese in assoluto che visitò l’Europa, fu colui che per primo meglio la descrisse, arrivando “come domestico del gesuita Francesco Giuseppe Pirovana”.

Tra le opere letterarie cinesi più note e rielaborate in Occidente, viene ricordato L’orfano della famiglia Zhao.

Ci furono però anche “voci di dissenso” dal rispetto conquistato dalla Cina in questi secoli, soprattutto si segnalano Vico e Baretti oltre alla parodia di Confucio di Alfieri nella commedia La finestrina.

Passando all’Ottocento, la situazione si modifica. L’imperialismo occidentale si serve della Cina e la rappresenta come crudele a infida, a proprio scopo e vantaggio.

Il volume prospetta anche una storia diplomatica. Il primo console italiano venne nominato da Cavour nel 1860. Una missione cinese giunse in Italia nel 1870.

Citato un riferimento di Leopardi. Cantù presentò all’Italia i primi cenni della letteratura cinese.

Chiude il libro un capitolo sui cliché reciproci.


[Roberto Bertoni]