[Door at Beomosa (2013). Foto Rb]
Titolo del film in
inglese: Drunk on women and poetry. Corea 2002. Con Ahn Sun Ki, Choi Min Sik, Kim Yeo Jin,
Son Ye Jin, Yoo Ho Jeong.
Questo film, che ottenne giustamente il premio per
la regia migliore a Cannes, tratta della vita di Chang Seung Op (장승업),
pittore vissuto tra il 1843 e il 1897, nella tarda era Jeoseon, un periodo in
cui la Corea si districava tra volontà di mantenersi indipendente e
interferenze cino-giapponesi che avrebbero infine condotto al colonialismo
nipponico. Il pittore, orfano, venne recuperato da un aristocratico che lo
introdusse alla pittura in modo più formale, agendo sul suo talento naturale,
tanto che divenne uno dei più noti artisti dell’epoca, anche se, dopo trasgressioni e difficoltà personali, su cui il regista insiste, in particolare
i rapporti con varie kisaeng e
l’alcool, si ritrovò in solitudine al termine della vita.
Non solo la pellicola è uno studio biografico
che rende l'ambiente dell’artista e di chi lo circonda con competenza, lentezza
(un tratto che, come abbiamo detto altre volte, apprezziamo in contrasto con la
precipitosità del cinema commerciale), senso della storia e del paesaggio, ma
fa riferimento nell’immagine alle opere di Chang Seung Op, cosicché, accanto a
uno spaccato di società, si determina un susseguirsi di quadri di eleganza
notevole nell’intreccio tra cinema e arte figurativa.
Accanto alla genialità trasgressiva (archetipo
dell’artista anche occidentale), viene messa in rilievo l’originalità: oltre a
copiare, qualità che possiede naturalmente, Chang Seung Op deve fin da giovane
imparare a costituire il proprio codice, il proprio linguaggio.
Spiace che artisti di importanza tale non siano
più noti in Occidente.
[Roberto Bertoni]