03/12/13

Son Hyeong-Seok e Choi Jung-Kyu, 투윅스 (TWO WEEKS)



[Was that modernity secretive and alienating? Or was it just as beautiful as it looked from the other side of the Han river? Foto Rb, Seoul 2013]


Son Hyeong-Seok e Choi Jung-Kyu, 투윅스 (Two Weeks). Sceneggiato televisivo. Corea, 2013. Canale MBC. Testo di So Hyeong-Kyeong. Con Jo Min-Gi, Lee Chae-Mi, Lee Joon-Gi, Park Ha-Sun, Ryu Soo-Young.


Jang Tae San viene a sapere di avere una figlia con la leucemia, di nome Soo Jin, dalla ex fidanzata In Hye, con cui ha rotto rudemente otto anni prima e che lo contatta solo perché, non avendo trovato donatori di midollo spinale per curare la bambina, Tae San potrebbe essere l’unico donatore geneticamente compatibile.

La bambina lo riconosce da una foto che ha di nascosto dalla madre, ma non lo dice a nessuno: accetta anzi il fatto di avere un padre con gratitudine.

Tae San decide di donare il midollo spinale, ma viene coinvolto in un omicidio da Moon Il Seok, il boss di un’organizzazione criminosa per cui aveva lavorato Tae San otto anni prima. Veniamo a sapere da un flashback che Il Seok aveva costretto Tae San a subire il carcere al suo posto, minacciandolo altrimenti di ucciderlo assieme alla fidanzata; ed è per questo (dunque per ragioni lodevoli, alla fin fine, e in ogni caso moralmente giustificabili) che l’ha lasciata spingendola ad abortire, per proteggerla dalla morte e perché non poteva occuparsi della nascitura, contrariamente all’equivoco creatosi che invece l’abbia abbandonata. (Scopriamo in seguito che si erano anche sposati).

In Hye, frattanto, si è fidanzata con Seung Woo, un commissario di polizia, proprio il medesimo che si occupa dell’inchiesta sull’omicidio.

L’omicidio in questione è quello di una ragazza, Oh Mi Suk, che aveva ripreso su una telecamera un incontro segreto tra Il Seok e una rispettabile, in superficie, Senatrice Jo Seo Hee, che è in realtà coinvolta nel traffico di droga. Mi Suk era l’amante, riluttante ma costretta col terrore, di Il Seok, ed era platonicamente innamorata di Tae Jang. Il Seok and Seo Hee intercettano una telefonata di Mi Suk a un avvocato che è sulle loro tracce, Park Jae Kyung, ed è per questo che la liquidano. Mi Suk riesce a disfarsi della telecamera che finisce per una serie di coincidenze in mano alla fidanzata del coinquilino di Tae Sang, ma per il momento non lo sa nemmeno il neo-possessore dello strumento ottico, quindi Tae Sang, attirato da una telefonata fasulla di Mi Suk a casa di lei, colpito alla testa mentre entra nell’appartamento, si risveglia coperto di sangue con un coltello in mano; e oltre a queste prove evidenti (sebbene architettate) della sua colpevolezza, ne sono state predisposte altre, in breve viene incastrato e pare privo di ogni alibi. Seo Hee riesce a ottenere che venga trasferito all’Ufficio del Procuratore Generale, presso il quale può esercitare la sua influenza politica, anche se non ha confessato alcun reato alla polizia. Tentano anche di ucciderlo mentre si trova in custodia presso un commissariato, fallendo in tale tentativo. Durante il trasferimento dal Commissariato alla Procura, a causa di un incidente, nella confusione Tae Jang riesce a scappare in moto. Inseguito dalla polizia e dalla banda di Il Sook, come in un incubo, tra continui equivoci sulla sua presunta colpevolezza che si moltiplicano col passare delle puntate invece di dissiparsi. Fino al lieto fine, in cui il protagonista si discolpa, si rivelano le sue buone intenzioni anche nell’aver rotto la relazione con la fidanzata anni prima per non metterla in pericolo; infine ricostruisce la sua vita privata e la sua famigliola a scapito del rivale in amore, il quale tra parentesi, a complicare la situazione, vista l’integrità che lo caratterizza, si impone di accettare la nuova situazione nonostante il dispiacere.

Come spesso accade in alcune serie coreane, il grosso dell’intreccio viene messo in rilievo nelle prime puntate, lasciando le variazioni sullo sviluppo e una suspense inferiore, ma mai tacitata, alle puntate successive. La storia di Tae San si dipana così poco per volta con flashback di episodio in episodio; e tramite rivelazioni di altri, nonché casualità, com’è anche in questo caso tipico delle serie coreane: in particolare l’incontro fortuito con l’uomo che doveva uccidere otto anni prima, ma non ne era stato capace. La vittima era sopravvissuta ed ora salva Tae San dalla morte, estraendogli un proiettile ricevuto durante la fuga.

Abbiamo detto “come spesso accade” e abbiamo utilizzato la parola “tipico” poco sopra. Dovremmo correggere, perché, sì, c’è una tipicità, forse inevitabile dato che si tratta di letteratura popolare, ma andrà anche indicata la specificità, all’opposto, convivente con quella tipicità e riposta nelle scelte personali degli autori dei testi dei vari sceneggiati, per lo più a dire il vero autrici, e dei registi. Nelle serie coreane lo stile non è senza importanza. Il livello letterario non è affatto scadente e si frammischia alle necessità ripetitive e commerciali.

Passiamo a un altro aspetto di Two Weeks. C’è uno sfondo psicanalitico. L’avversione di Tae San per il sangue deriva dal suicidio di sua madre, che egli aveva trovato in un lago di sangue da fanciullo, rientrando a casa, mentre gli sfuggivano tra le dita gocce rosse di ribes gelato da due ghiaccioli che teneva in mano. Scena rituale, ma con una sua estetica del colore.

Muovendo ora verso i rapporti tra sceneggiati coreani e occidentali, notiamo in questo caso la somiglianza, per l’assunto narrativo principale (la fuga di un innocente accusato di un delitto), con The fugitive (serie trasmessa negli U.S.A. tra il 1963 e il 1967), una cui scena, dal remake cinematografico a colori del 1993, viene citata quale omaggio al precedente e archetipo, presentandola come flash mentale di Tae Jang, ricordo visivo che lo rende cosciente delle azioni che intraprenderà la polizia nei suoi confronti, con un’interessante intertestualità tra il presupposto di realtà e la fiction. Altro film citato (nell’episodio 4) Holiday.

Si osservano poi vari elementi di intertestualità con la serie coreana Cruel City: le manette aperte con una forcina; la frase “se riveliamo l’identità di un informatore, che informatore mai sarebbe?”; il Commissario figlio del Procuratore Generale. Si crea così un repertorio codificato che verrà poi ripetuto in altre serie fino a quando non si renderà trito e sarà sostituito da nuove possibilità.

In Two Weeks, ciascuno ha un segreto e una motivazione personale. Park Jae Kyung, la procuratrice onesta, aveva instaurato un rapporto personale con la vittima dell’omicidio, che aveva recuperato da una storia di droga, sentendosi ora responsabile della sua morte dato che Mi Suk agiva per suo conto, accettando, per accertarne le responsabilità con delle prove, di essere l’amante di Il Seok. Più in profondo, Jae Kyung ha scelto la professione legale per vendicare il padre ucciso da Moon e Jo ed è da otto anni che cerca di trovare elementi certi contro di loro.

Sul piano proiettivo, l’ideale cui conformarsi è quello dell’innocente equivocato, dunque del debole cui viene fatta un’offesa e che cerca di restituire credibilità alla propria figura, ma soprattutto di colui che agisce in parte ai margini della legge ufficiale, fuggendo invece di costituirsi, per una superiore ragione etica, che è quella di salvare la vita della figlia.

Le ideologie si estendono a una critica dell’ipocrisia politica, della corruzione e della collusione tra il potere e la criminalità organizzata. Viene così svolta un’opera di critica sociale.


[Roberto Bertoni]