01/04/12

Neil Jordan, MISTAKEN

Londra, John Murray, 2011

I motivi del circo, delle spiagge dublinesi e del vampiro, ricorrenti nell’opera narrativa e cinematografica di Jordan, ritornano in questo romanzo come citazioni d’ambiente e motivi.

È in un circo che si scioglie l’enigma dei due protagonisti, così simili l’uno all’altro da mettere in difficoltà a riconoscerli anche alcune delle fidanzate e intenti a scambiarsi ruoli in un gioco pericoloso che alla fine si svela come la nascita, in quanto gemelli, da un’artista circense che li aveva affidati a due diverse famiglie.

La spiaggia è il luogo della madre della voce narrante: di quello meno abbiente, da bambino, tra i due; il luogo dunque di un’identificazione del femminile e della nostalgia.

Il vampiro è il soprannome di un vicino di casa del medesimo narratore, che appare nei suoi incubi infantili e nelle ironie adolescenziali.

Gli scambi di idendità sono molteplici. Investono anche la sfera sociale se nell’infanzia il più abbiente diventa scrittore, infine in crisi esistenziale e creativa e impoverito va a vivere col padre del precedentemente povero che, ora architetto, vive con agio maggiore.

Il nucleo centrale si rivela poco a poco. L’anagnórisis è lenta e progressiva; e solo da anziani scoprono di essere fratelli.

L’episodio di maggiore rischio nello scambio identitario consiste in un omicidio perpetrato negli Stati Uniti da uno dei due che sostituiva temporaneamente il fratello presso una fidanzata diciamo così scomoda per il gemello scrittore e la uccide per difendersi da un momento di violenza di lei che lo svela come l’altro; ma questo reato non riceve contrappasso, perché fornisce l’alibi proprio il gemello che in quel momento si trovava a Dublino. Col che, ancora secondo il canone di Jordan, i parametri etici vengono messi in discussione fino all’impunità per un assassinio.

Tuttavia è una confessione la scrittura di questo romanzo, dato che il narratore, dopo il funerale del fratello, racconta tutto alla figlia di lui.

Emergono un quadro di Dublino com’era e com’è, una desolazione esistenziale, una possibilità di redenzione per mezzo della scrittura letteraria. (Tra parentesi i giochi di raddoppiamento e sovrapposizioni riguardano anche le immagini en abyme della funzione autoriale: infatti l'autore Jordan intesse questa storia raccontata da un narratore in prima persona in quale, in quanto personaggio, non fa di professione lo scrittore, ma lo diventa con questo racconto dove si parla di un fratello scrittore di professione...).


[Roberto Bertoni]