09/05/11

Lee Myeong-se, 엠 (M)


[Seoul 2010: Chandeokgung and late modernity. Foto di Marzia Poerio]


Corea del Sud, 2007. Testo e sceneggiatura di Lee Myeong-se. Con Kang Dong-won, Kong Hyo-jin, Lee Yeon-hee

M è un film coreano che tende ad essere sperimentale nelle strutture narrative e nelle forme espressive mentre conserva un apparato di tipo popolare, radicato nel melodramma e nella sospensione di incredibilità delle storie sentimentali in cui il caso s'incontra con le traversie dei protagonisti.

La storia è quella di Min-woo, un autore di narrativa che sta scrivendo un romanzo intitolato M: iniziale, si scopre poco per volta, con incursioni tra presente e passato e tra allucinazioni e realtà che spezzano le cronologie tradizionali della fabula, di una ragazza di cui era innamorato anni prima, Mimi.

L'andamento degli eventi, oltre che fluttuante tra le dimensioni temporali, oscilla tra una condizione di sanità e il sospetto della malattia mentale. Al contempo assume le caratteristiche di un noir nell'inchiesta non ufficiale che lo scrittore e dei suoi amici compiono per scoprire chi sia la Mimi della vita reale.

Infine emerge che si trattava di una fidanzata che il protagonista era stato costretto a lasciare, dovendosi spostare dalla provincia a Seul, ma che aveva richiamato presso di sé appena possibile pur senza mai vederla. Mimi non era venuta meno all'impegno preso col fidanzato, ma era deceduta in un incidente stradale a insaputa di lui proprio il giorno in cui era giunta nella capitale. Questo elemento è quello tipicamente melodrammatico degli sceneggiati televisivi, un elemento di gioco della fatalità che abbiamo riscontrato in vari casi nella produzione mediatica sudcoreana. Nondimeno, si inserisce all'interno di un'opera talmente carica di riferimenti metatestuali che vien fatto di pensare che si tratti anche in questo caso, come in vari altri del film, di una citazione di un elemento strutturale tipico, di un gioco con il genere lacrimevole. Al contempo, ed è questo che ci persuade, resta il suo significato tragico e commovente: l'elemento umano, innestato su un'interpretazione psicanalitica, secondo la quale lo scrittore protagonista era afetto da un'amnesia dovuta al trauma del'abbandono. Il testo che Min-woo sta scrivendo su Mimi è in tal senso una maniera di curare quell'amnesia, col che si presta attenzione anche al potere di anamnesi e di catarsi dell'arte.

Il primo amore, l'evocazione del passato preindustriale della Corea, una crisi coniugale che viene risolta, la crisi del soggetto e la perdita di memoria conferiscono caratteri di complessità e rappresentazione sociale a questo film compleso e godibile al tempo stesso, in cui il colore cupo delle scene ambientate nella casa dello crittore, dunque nella modernità, contrasta con la coloritura più variegata e naturalistica delle scene che si svolgono nel passato.

Non mancano aspetti fiabeschi se uno degli "aiutanti magici" nella ricerca della ragazza scomparsa è il proprietario di un bar che aveva assistito al primo incontro dei due innamorati il giorno medesimo dell'apertura del locale e resta incerto se ciò avviene nella scena reale o in quella immaginaria del romanzo di Min-woo.

Il regista dichiara di tendere ad una rappresentazione che definisce “cinematic expression”, in quanto si tratta di una modalità propria soltanto del cinema e distinta dalle altre arti parallele[1].


NOTE

[1] Han Cinema


[Renato Persòli]