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A cura di / Ed. Roberto Bertoni.
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ISSN 2009-7123
27/06/10
Sumita S. Chakravarty, INDIAN POPULAR CINEMA 1947-1987
[Is image real or artificial? Foto di Marzia Poerio]
Sumita S. Chakravarty, INDIAN POPULAR CINEMA 1947-1987. University of Texas Press, 1993
È uno dei volumi che hanno segnato la rivalutazione del cinema hindi, o, come si dice adesso, di Bollywood.
L’autrice collega, in parte con riferimenti gramsciani all’egemonia culturale, lo sviluppo dei film popolari indiani all’evoluzione del concetto di nazione da essi impersonato, trattando negli anni presi in esame successivamente (in ambito in parte postcoloniale e in parte motivato da teorie quali quella della “structure of feeling” di Raymond Willliams) di legittimazione culturale del neo-Stato indiano, recupero di storia e memoria, convergenza tra “India come spazio discorsivo e India intesa come luogo geografico” (p. 12), elementi di genere quali la mascolinità espressa tramite il mascheramento e la figura a doppio taglio della cortigiana, evoluta in quanto indipendente dai modelli tradizionali, pure rappresentata secondo pertinenze di origine maschile, evidenziata in vari film storici.
I film popolari risultano così, come in effetti sono, un terreno di scontro e incontro dialettico del composito che “traduce l’esistenziale in simbolico” (p. 7); adopera, soprattutto negli anni Cinquanta, parzialmente sulla scorta del neorealismo italiano, il realismo innestandolo sulla tradizione indiana e muovendo in modalità che sono poco realiste per quanto riguarda la presenza di canzoni, balli, narrative che evolvono in direzioni molteplici e impreviste.
Passano in rassegna film ormai assegnati alla storia del cinema, quali MOTHER INDIA, PATHER PANCHALI, SHATRANJ KE KHILARI, DO BIGHA ZAMIN, PYAASA, SUJATA, AWAARA, DEVDAS e molti altri.
Uno degli aspetti trattati è il rapporto tra tradizione romantica e rilancio del mito in forme modernizzate in un modello estetico che congiunge stranamente due aspetti che potrebbero ritenersi opposti, ovvero “il realismo e il mito” posti “in una tensione dialettica: la tendenza verso il quotidiano, il normale , il contemporaneo contro quella dell’immaginazione, dell’;inatteso, del’atemporalità” (P. 119). Il che si nota a vari livelli, non solo nella disposizione nei confronti del mito-nazione, ma anche sui terreni del costume e della modernizzazione, in cui “impulsi secolarizzanti emergono da questioni di interesse contemporaneo”, ma allo stesso tempo si celebrano “riti di passaggio” e si notano riferimenti ad archetipi leggendari e più genericamente di ruolo, come quello del patriarcato e della legge.
E vari altri temi, tra cui il populismo, l’autenticità o meno, il rapporto tra film d’autore e di massa.
[Renato Persòli]