01/01/10

Xiaolu Guo, TWENTY FRAGMENTS OF A RAVENOUS YOUTH


["That false castle in Ostia looked like an outpost of the Tartar desert". Foto di Marzia Poerio]


Dell’autrice e cineasta cinese Xiaolu Guo è stato pubblicato in italiano PICCOLO DIZIONARIO CINESE-INGLESE PER INNAMORATI (Milano, Rizzoli, 2007), ambientato a Londra, dove approda la protagonista proveniente dalla CIna. Sono usciti in inglese anche VILLAGE OF STONE (Londra, Chatto & Windus, 2004), storia di un’infanzia difficile in un villaggio di pescatori, e TWENTY FRAGMENTS OF A RAVENOUS YOUTH (Londra, Chatto & Windus, 2008).

Quest’ultimo, come i libri precedenti, rivela una voce narrativa capace di ironia e di leggerezza pur nella narrazione di eventi di solitudine e a tratti anche di disperazione. Fanfeng, la protagonista di questo romanzo agile, emigra dal paese, in una zona remota della Cina meridionale, un villaggio tanto piccolo da non essere nemmeno segnato sulle carte geografiche, per insediarsi all’età di diciassette anni a Pechino, dove vive varie esperienze di sradicamento: lavori salutari, fidanzamenti interrotti, soggiorni in case decrepite a sovraffollate, tentativi di lavorare nel mondo del cinema arrivando al ruolo di comparsa (“ragazza sullo sfondo di passaggio su un ponte”, per esempio), frattanto intenta a scrivere storie e sceneggiature, una delle quali incontrerà alla fine un estimatore, un regista underground che la compra consentendo a Fanfeng di andarsene da Pechino, verso, forse, nuove avventure.

I capitoli sono brevi e introdotti da immagini fotografiche che, come il testo scritto, contribuiscono a costruire l’immagine di una Pechino alienata, urbanizzata oltre il normale, scossa anche da eventi della natura come il vento di uno dei capitoli conclusivi, eppure città in qualche modo desiderata e in parte condivisa da Fanfeng.

L’esperienza esistenziale della giovane protagonista, che si estende su circa dieci anni in meno di duecento pagine, è caratterizzata da un scontro tra la città e l’individuo, tra gli schemi sociali e la tendenza a una vita meno legata a tali schemi. Si veda la relazione con Xiaolin, che si svolge per tre anni in una stanza in cui convivono i due giovani e tutta la sua famiglia nonché un cane, e si risolve in risentimento che si spinge alla distruzione degli oggetti della protagonista, e quella con uno straniero, Ben, con cui continuano telefonate e mail nonostante gli oltre 18.000 chilometri di distanza, fino a quando questa distanza non risulta assurda in un momento di consapevolezza.

Fanfeng non conosce nemmeno il nome del Segretario generale del partito Comunista: se ne informa solo per saperlo il primo giorno di un lavoro che lascerà ben presto. Il vestito rosa che ha indossato quel giorno le pesa come una cappa. L’orario di lavoro e l’inuitilità dei suoi compiti non le consentono una durata di più di un giorno nell’impiego che potrebbe pur essere stabile. come se rappresentase, nella sua (si presume) tipicità una Cina giovane di emarginazione ma non politicizzata.

L’ironia si applica a personaggi danarosi e fatti dal nulla, ma nondimeno l’umanità si estende al desiderio di capirli. Non esistono nemici assoluti.

La quotidianità riposta nelle azioni che non hanno nulla, intenzionalmente, di straordinario, ha una qualità visiva che è sottolineata anche metanarrativamente dal disporre al centro del romanzo una sceneggiatura che racconta la vita di tutti i giorni di un personaggio qualsiasi.

Eppure c’è qualcosa di speciale e diverso nella narratrice-che-dice-io Fanfeng come pure nei personaggi di cui scrive: ed è l’angolazione insolita da cui si esaminano le cose, soprattutto il confine labile tra il sorriso e la tragedia.

Questo libro, composto inizialmente in cinese, è il primo di Xiaolu Guo. Tradotto da Rebecca Morris e Pamela Casey, è stato rielaborato dall’attrice in inglese sul testo della traduzione a causa di un’insoddisfazione relativa alla versione precedente.

Si tratta di una voce narrativa di rilievo, freschezza, originalità e profondità affidata alla descrizione delle superfici.


[Roberto Bertoni]