09/01/10

Anthony Elliot e Charles Lemert, THE NEW INDIVIDUALISM

Sottotitolo: THE EMOTIONAL COST OF GLOBALIZATION (2006). Edizione aggiornata Londra, Routledge, 2009


L'aggiornamento del 2009 di questo saggio sull'individualismo contemporaneo è relativo alla possibilità che qualcosa possa essersi trasformato in seguito alla recente crisi economica, tanto da modificare anche le reazioni personali.

Tuttavia gli autori sembrano in generale ribadire che non sia stato perso di vista il mutamento, ormai da ritenersi epocale, dalle forme della collettività a quella dell'individuo, verificatosi negli ultimi decenni e articolato su: "reinvenzione di sé; un'infinita voracità di cambiamenti istantanei; l'assillo dei tempi abbreviati e dell'episodicità; e il fascino nei confronti del dinamismo" (p. XI) [1].

Tali connotazioni sono appunto quelle proprie della nostra epoca che, se recupera la storia del concetto dai secoli passati, lo spinge poi a evolversi in direzioni motivate dalla globalizzazione e dal narcisismo. Secondo gli autori, entro questo contesto, si sono date possibilità dell'individualismo che si possono ritenere nuove: "lo scalzarsi delle tradizioni", l'allentarsi dei "legami di comunità" dovuto soprattutto alla privatizzazione dell'economia e della vita (p. 8). Analisi, questa simile a quelle di Bauman.

Come già notava Beck, anche qui si ribadisce che le conseguenze sono state di ansia sociale nata dalla globalizzazione nel senso di perdita rischiosa degli ambiti collettivi in cui agire.

Gli strumenti tecnologici contribuiscono a formare abiti individualizzati; gli autori si riferiscono soprattutto alle tecnologie computerizzate che "alterano e trasformano il senso dell'identità" oltre a produrre comportamenti personalizzati e isolati dal rapporto concreto con gli altri, al posto del quale si pongono relazioni virtuali (p. 25).

Tramontata l'idea weberiana di un individualismo etico, al contempo si assiste, come sosteneva Giddens, al "ridirezionamento dei vissuti personali" (p. 53). La cornice di tale feonomeno è quella adorniana della manipolazione sociale e dell'alienazione, come pure quella della "privatizzazione nell'isolamento" (p. 60) che si ripercuote su vari comportamenti, compresi quelli più intimi, finanche la sessualità trasformata in elemento discorsivo e autoreferenziale (p. 114).


NOTE

[1] Le traduzioni in italiano sono a cura dello scrivente.


[Roberto Bertoni]