25/11/09

Piera Mattei, LA TROMBA E LA PIANOLA

Luce soffusa nell'intrico dei capelli castani, ricci, raccolti con un nodo basso sulla nuca.

La mia attenzione si concentrò soprattutto sui capelli, che forse per effetto della luce che filtrava attraverso le foglie autunnali di un poderoso platano, mostravano la particolare lucentezza che hanno i capelli sottili quando escono dalla cura di uno shampoo energico. I fili senza addensarsi in ciocche sfuggivano alla pettinatura e tendevano a ricadere in due bande sofficemente appoggiate sulla fronte, disegnando intorno al capo quella straordinaria aureola. Al di sotto sopracciglia dritte e folte evidenziavano il pallore di un volto triangolare, con un'impronta di tristezza, di una stanchezza, pensai, che da molto non conosceva un adeguato riposo. Il busto snello era racchiuso in un pullover immacolato, confermando una sensazione di pulizia scrupolosa, quasi eccessiva. Le mani, come in un cerimoniale obbligatorio, dopo essersi strette e massaggiate l'una l'altra, si erano aperte poi sulla tastiera di una pianola elettronica da dove uscivano le note di una musica romantica che risuonava ora nel parco, intensa, struggente, forse per effetto di quella luce autunnale.
Poco prima la scena era stata diversa, forse meno malinconica, ma più enigmatica. Allora mi ero posta domande, mi ero chiesta se dovessi approvare o dissentire. La giovane donna infatti, in piedi di lato alla pianola, cullava un neonato dentro una carrozzina linda e di modello recente, mentre una bimba di circa sette-otto anni, magrolina, con i capelli lisci e biondi sulle spalle, era lei a suonare, con bravura, la musica di un repertorio classico da scuola di piano. La bambina aveva attratto un pubblico pensoso, in particolare delle bambine molto ben vestite che guardavano con un misto di ammirazione e preoccupazione quella coetanea che con ogni evidenza era lì, sotto i platani di Villa Borghese, a guadagnarsi la vita, insieme alla madre e al fratellino neonato. La madre muoveva lentamente la carrozzina per cullare il bambino e ora volgeva lo sguardo in direzione della culla ora, ad ogni cambio di brano musicale, assentiva al volto interrogativo della piccola ma anche alle persone che si avvicinavano alla scatola dell'obolo, che restava aperta, ornata di un cuscino ricoperto di una fodera sgargiante, di pregiato tessuto antico.

Era uno spettacolo bello da vedere, tuttavia mi aveva posto degli interrogativi.

Sarebbe arrivata la polizia ad allontanarle? Avrebbero accusato la donna di sfruttare una minore? Eppure, per quanto con ogni evidenza la madre e la bambina si esibissero per ricevere offerte, il loro atteggiamento e i loro abiti, la carrozzina, persino la pianola e le casse erano oggetti nuovi e ben disposti nello scenario della villa. Non presupponevano un progetto miserevole ma una studiata scenografia.

La madre è certamente una musicista di buona cultura musicale, di giustificate ambizioni, mi dicevo. E' lei che ha insegnato alla figlia la musica, la familiarità con lo strumento.

Il viso di lei, così intenso scatenava la mia fantasia: potrebbe essere stata abbandonata dal padre dei sui figli e aver deciso di mendicare nell'ipotesi che lui passando per caso tra la folla, vedendole, si ravvedesse e tornasse da loro…

No, l'aspetto così lindo e curato non è quello di una donna tradita. E la bambina ha una sicurezza compiaciuta mentre suona, non lo sguardo duro dei bambini che hanno conosciuto l'abbandono. Allora, mi dico, è una donna di estrazione borghese che ha deciso, perché così le detta la mente, di lasciare tutto tranne i suoi figli e ha nella bambina ormai un aiuto… Ci sono donne che dopo un parto agiscono così, con lucida follia.

No! neppure questa può essere la storia. E immagino, e mi pare quasi di vedere, braccia forti a caricare e scaricare la carrozzina, la pianola, le casse…

Mentre faccio congetture su di lei, lei dovrà certo a sua volta supporre che il pubblico s'interroghi, mentre continua a suonare...

Di certo è una vera pianista, che ha trovato lì tra gli alberi il suo palcoscenico naturale senza impresari e senza inutili riflettori. Lo dimostrano la concentrazione e l'ondeggiare lieve delle braccia e del busto, in perfetto portamento.

Tra la seconda immagine e la prima, cioè dopo il cambio della figlia con la madre alla pianola, con disappunto delle giovani spettatrici, la bambina si era allontanata spingendo davanti a sé la carrozzina. Avevo quindi dovuto correggere rapidamente la mia prima supposizione. La madre non esibiva la bambina, semplicemente lasciava che si divertisse in una sorta di siparietto, prima del vero spettacolo che era quello della sua prova musicale. Caso mai lo spettacolo era quello di un' amorosa intesa, d'un'intesa anche musicale con la figlia …

Ma poi dov'è sparita la bambina? L'ho vista allontanarsi, la seguo con lo sguardo e subito la perdo di vista.

Lasciamo dunque stare, mi ripeto, non posso mettermi a seguirla. La loro vita non è la mia!

La villa intanto continua a infittirsi di presenze, di bambini e cani liberi di scorrazzare, superbi carabinieri a cavallo. Mi chiedo con gli occhi pieni di luce e di colori, come mai se la Villa resta ogni giorno a disposizione delle mie visite, saranno degli anni che non trovo tempo da trascorrere tra questi alberi, queste statue e fontane, questa festa.
Sento la vita, anche la vita delle immobili querce, alitarmi intorno, e intanto, in perfetta armonia con la mia gioia panica, mi raggiunge un suono.

Non è la musica del repertorio romantico della pianola di prima. Dal viale dei platani sono già piuttosto lontana. Ora è una tromba. Suona un jazz, molto caldo e retrò. Chi suona, sono arrivata a vederlo, è un uomo di grande statura, il volto rotondo reso ancora più sferico dall'aria che soffia nel suo strumento, ben vestito, con indosso una camicia ben stirata (siamo a novembre ma si è conservato ancora il tepore dell'estate) una cravatta a righe appena allentata. Suona e la forza della sua musica riempie la Valletta dei cani, che nel suo molle imbuto dilata l'effetto di ottimi altoparlanti. E' una zona frequentata dai jogger. Non molta gente si ferma. Non molti notano i CD deposti in un cestino, per chi voglia acquistarne. Però l'uomo sembra soddisfatto: per la qualità dell'acustica, per lanciare nell'aria la musica che esce dal suo strumento, quello è il luogo ideale.

Suona senza interrompersi mai, con naturale musicalità.

Ah! la straordinaria bravura nell'accordare al fiato il gioco delle dita! Poi quella camicia stirata, quei pantaloni di taglio classico. Sì, con musica diversa, proprio lo stesso stile della pianista. Non distante, infatti, seduta all'ombra con accanto la carrozzina – e la guarda con espressione di pretezione e tenerezza – riconosco adesso la bambina. E non sarà solo perché è una giornata così bella, se ora avverto nell'aria, spinte dalle onde sonore, anche le onde della mia commozione.