01/06/09

Peter Chan, COMRADES: ALMOST A LOVE STORY


[Hong Kong 2007. Foto di Marzia Poerio]


Peter Chan, COMRADES: ALMOST A LOVE STORY, 1996. Sceneggiatura di Ivy Ho. Con Len Berdick, Maggie Cheung, Yue Ding, Christopher Doyle, Leon Lai, Eric Tsang, Irene Tsu, Cheung Tung-cho, Kristy Yeung

Due giovani cinesi, Li Xiaojun (interpretato da Leon Lai) e Chiao (l’attrice Maggie Cheung), arrivano a Hong Kong in cerca di lavoro (e di fortuna) nel 1986. Proveniente da una Cina più tradizionale (e più a nord) lui; più disinvolta lei e decisa ad arricchirsi. Si conoscono emblematicamente in un MacDonald’s simbolo di modernizzazione in cui Chiao lavora e che rappresenta per Xiaojun il premio concesso col primo mese di stipendio. Ne nasce un’amicizia che, mentre tiene conto della diversità di impostazione dei due ragazzi, è fondata sul rispetto reciproco.

Una sera di festa (il Capodanno cinese), i rapporti si evolvono verso un’amicizia anche sessuale, sebbene i due decidano di non allacciare formalmente una relazione. Dopo qualche speculazione sbagliata, impoveritasi, Chiao viene assunta da una casa di massaggi, in cui conosce Pao (l’attore Eric Tsang), un individuo coinvolto in affari loschi, che la tratta con gentilezza e le offre opportunità di investimento. Chiao ottiene ciò che desiderava da Hong Kong, un certo benessere, la promozione sociale, un’immagine. Frattanto Xiaojun, promosso cuoco da fattorino ciclista, decide di sposare la fidanzata Fang Xiaoting (l’attrice Kristy Yang) che, rimasta inizialmente a Wushi, la città natale, ora emigra a Hong Kong.

È proprio al matrimonio che Xiaojun e Chiao si rincontrano e poco dopo riallacciano la loro storia: questa volta, rendendosi conto di essersi innamorati l’una dell’altro, decidono di parlare coi loro partner. Così fa Xiaojun, rompendo il matrimonio; ma il destino impedisce a Chiao di fare altrettanto perché proprio quella notte Pao è costretto a fuggire e lei (per senso di responsabilità? per gratitudine? per bontà? per amore?) decide di seguirlo in vari spostamenti, dapprima a Taiwan, poi negli Stati Uniti.

È qui, nel 1993, che ritroviamo tutti e due i protagonisti, nello stesso quartiere a insaputa l’uno dell’altra. Ancora una volta il destino gioca scherzi: Pao, sopravvissuto a traversie e inseguimenti della malavita organizzata, viene ucciso da alcuni adolescenti che vogliono rubargli l’orologio; e poco dopo, espulsa dagli USA per mancanza di visto, Chiao, mentre viene scortata all’aeroporto da ufficiali di polizia americani, vede Xiaojun fare consegne in bicicletta, gli si lancia dietro, non lo raggiunge, ma riesce così a fuggire.

Due anni dopo, Chiao è ancora a New York, consegue anzi il permesso di soggiorno che le consentirà di tornare in Cina e rientrare senza conseguenze legali negative in America; mentre Xiaojun continua il suo lavoro. Finalmente si incontrano, lì a New York, davanti a un negozio di televisioni sui cui schermi compare l’immagine di Teresa Teng, cantante realmente esistita e famosa, appena deceduta (come nella vita reale nel 1995) e che aveva costituito uno dei motivi conduttori (anche metanarrativi) e un elemento dell’intreccio (Chiao si era impoverita comprando, per venderle, troppe cassette di Teng, che non interessavano agli abitanti modernizzati di Hong Kong, anzi da loro snobbate perché troppo rappresentative dei gusti popolari della Cina). Ulteriore suspense, fissano tutti e due la vetrina assorbiti dal volto di Teresa e sembrano non vedersi, noi fremiamo e vogliamo che si voltino l’una verso l’altro e sì lo fanno, sì sorridono, il film finisce qui.

È una storia raccontata con leggerezza davvero notevole, ironia, capacità di mostrare le appartenenze sociali da dettagli anche minimi. Conta su una recitazione impeccabile non solo dei protagonisti (entrambi molto noti, Maggie Cheung come attrice versatile e amata dal pubblico e Leon Lai, oltre che come attore, come esecutore apprezzato di cantopop, uno stile musicale cantonese), ma anche degli altri attori. Oltre che la città di Hong Kong negli anni in cui si svolge il film e la storia di Xiaojun e Chiao, altre vicende si intrecciano, in modo funzionalmente collegato, cioè tale da non spezzare la continuità della pellicola, sebbene in parte autonome da quella principale. C’è un professore d’inglese innamorato di una escort tailandese. C’è un cuoco che gioca a pallacanestro. Rosie, la zia di Xiaojun che lo ospita, ha avuto la vita segnata da una serata trascorsa in gioventù con William Holden ai tempi in cui si trovava a Hong Kong sul set di LOVE IS A MANY SPLENDOURED THING (L'AMORE È UNA COSA MERAVIGLIOSA), così si insinua anche, implicitamente, l’idea che COMRADES: ALMOST A LOVE STORY sia una risposta metafilmica e un dialogo del regista di Hong Kong nei confronti di quel film americano, che pure contiene una storia d’amore.

Il film di Peter Chan piacque in Cina e a Hong Kong, anzi rappresentò un successo strepitoso. Non ce ne stupiamo. È un film delicato, intelligente, toccante ed equilibrato, ottimo.


NOTE

[1] L’intera pellicola è disponibile su YouTube, a Comrades: Almost a love story.


[Renato Persòli]