University of Toronto Press, 2008
Cinzia Sartini Blum è professore associato presso il Dipartimento di Francese e Italianistica dell'Università dell'Iowa. Ci offre qui un libro colto, non solo perché nato in ambito accademico, ma perché accuratissimo nel disciplinare una selva di riferimenti e connessioni. Vorrei, per rendere l'idea, citare alcuni dati: il libro si compone di trecentottantuno pagine di cui trentacinque di indici e bibliografie e ottantacinque di note, che per loro stesse costituiscono un valido strumento a parte, un altro libro di dettagli, citazioni, esperienze dirette.
Cominciando dal soggetto del titolo, il tema del viaggio viene in un primo tempo considerato dall'obbiettivo maschile di Celati, Calvino, Baudelaire e di altri scrittori canonici, con una tendenza a ripercorrerli in senso inverso rispetto al loro ingresso nella moderna classicità. C'è poi un'immagine che si tramuta in concetto: Gradiva, il bassorilievo antico che riproduce il movimento in un corpo giovane e saldo di donna. Un incedere sicuro, una bellezza inquietante perché Gradiva sembra sapere dove sta andando ma a chi la osserva non lo lascia congetturare.
L'immagine di Gradiva s'inserisce, agli inizi del secolo scorso, tra i topoi delle donne diverse dall'immagine classica ferma e frontale, le ginocchia leggermente divaricate ad accentuarne l'immobilità. Gradiva vola via di profilo, mentre l'aria le gonfia il velo intorno al capo. È diversa, per “la doppia impressione di eccezionale agilità e confidente compostezza” che le riconosceva Jensen, da altre donne che pure non si fermano. Tra queste Sartini Blum cita la “tanto gentile e tanto onesta” della VITA NUOVA, la “fugitive beauté […] agile et noble” di Baudelaire, la donna che procede “indifferente e cupa” in COME FOGLIE DI SANGUE di Corrado Govoni.
Cinzia Sartini Blum ripercorre le mitologie che riguardano Gradiva attraverso la pittura, la scultura, si sofferma sulla prima forte immagine che Wilhelm Jensen ne dà nell'omonimo racconto, sulle analisi di Sigmond Freud, sulle interpretazioni offerte dal movimento surrealista, infine su LE TROISIÈME CORPS di Hélène Cixous, per approdare all'opera di Biancamaria Frabotta.
L'autrice lo sottolinea: ci sono, sul tema, altri libri importanti nel panorama della scrittura italiana al femminile. Tuttavia questa scelta s'impone: “I take Frabotta as my lead because her work displays vital connections and tensions between theoretical and creative practices”. Il fulcro dell'analisi dell'opera di Biancamaria Frabotta è posto sul poemetto LA VIANDANZA, neologismo “con assonanze arcaiche [… ] che inoltre evoca la gioiosa immagine di danzare per la via” (p. 103).
Roma è nello sfondo, con alcuni suoi quartieri dove bellezza e marginalità s'intrecciano, ma la città non è protagonista. Frabotta, secondo una dichiarata poetica parla nella sua poesia a un interlocutore, spesso ben riconoscibile, spesso una personalità della cultura, un suo pari. Frabotta, nella sua duplice identità di poeta e studiosa di letteratura rimane infatti meno lontana dal colloquio diretto con "l'altro", rispetto alla maggior parte delle scrittrici che si collocano “between margins and mainstream”, secondo una formula adottata da Carol Lazzaro-Weis.
La stessa Dacia Maraini, i cui libri da anni sono riusciti a imporsi sul mercato, per sua esplicita ammissione, fatica a essere riconosciuta, all'interno delle antologie che consacrano la memoria, da quanti pensano di avere la capacità di separare il grano dal loglio. Dacia Maraini e i viaggi con amici e compagni di vita, i viaggi della sua famiglia, le esperienze in paesi lontani. Ma anche, forse soprattutto, l'esperienza del viaggio interiore, l'elaborazione del lutto per l'abbandono del padre amato, la riconquista delle ragioni dell'"altro", cioè della madre, la letteratura come espressione di una soggettività che s'impone, che trova i modi per non arrestarsi, VIAGGIANDO CON PASSO DI VOLPE, come dice il titolo di una sua bella raccolta di versi.
Una famiglia d'eccezione, i Maraini. Accanto all'analisi dell'opera di Dacia Maraini Sartini Blum prende in considerazione anche quella della sorella Toni, facendo delle due, in un libro che parla di letteratura italiana femminile, un vero caso. La sorella minore di Dacia ha infatti, dopo la nascita in Estremo Oriente e i successivi spostamenti e ritorni con la famiglia d'origine, sceglie l'immersione in un'altra cultura, quella magrebina, non solo tramite lo studio, ma anzitutto per una scelta personale e "appassionata": il matrimonio e l'allevamento delle figlie. La figura di Toni Maraini, nell'esperienza personale come nella scrittura, segna il trapasso tra un idea di viaggio come crescita della soggettività alla vera e propria migrazione, che nel suo caso è un costante “venire e andare”, ma arricchiti, come nella “transumanza”.
Lo studio è quindi giunto a parlare della migrazione, nella nuova dimensione che coinvolge l'Italia con impatto storico. Lo fa parlando dell'importante libro di racconti ed esperienze dirette di Maria Pace Ottieri, QUANDO SEI NATO NON PUOI PIÙ NASCONDERTI, e della letteratura, ormai ricca, dei migranti di ieri, oggi nuovi cittadini, in lingua italiana.
Il libro l'abbiamo detto, è ricchissimo. Qui ci siamo dovuti contentare di un rapido excursus. Dal quale risultano tuttavia chiare alcune caratteristiche dello studio di Sartini Blum:
- una visione globale della cultura italiana del secolo scorso e dell'inizio del nostro;
- la capacità di scegliere un tema e svolgerlo in profondità con riferimenti anche alla cultura europea soprattutto francese;
- la volontà di applicare il suo metodo di ricerca alle autrici che "sceglie", assumendosi la responsabilità di lasciarne in ombra altre, che pure ritroviamo nelle citazioni e negli esergo;
- la capacità di trapassare da un mondo a un altro, dal mondo dell'autocoscienza femminile e femminista alla nuova coscienza del radicamento definitivo in "altra terra".
Un libro composito, che intende svolgere intorno a un tema centrale molti argomenti, tutti raggiunti seguendo il filo dell'"andare", attività umana quanto mai, che sempre meno è negata alla completa e libera esperienza femminile e alla sua traduzione in espressione letteraria.
[Piera Mattei]