23/10/08

Lucetta Frisa, PASSEGGIATA


[Courtyard in Genoa. Foto di Marzia Poerio]


Genova-Quarto, primavera 2004


Un po’ agitato il mare. Traffico sulla strada.
Suoni immagini odori
vorrei metterli in fila come a scriverli.
Mi guardo in giro. Sono in vacanza.
Siedo su una panchina.

Che ci sto a fare qui?
Mi alzo e costeggio il mare.
Le passeggiate sono preghiere
sospiri e passi ruotano intorno a casa
e all’orizzonte.
In every life, there’s a moment or two.
In every life, a room somewhere, by the sea or
in the mountains...
That room must still exist, on the fourth floor
with the small balcony overlooking the ocean...

C’è troppa luce a quest’ora
la tramontana mi rabbrividisce
e chiudo gli occhi:
il tempio di Paestum
il vento brucia il viso tormenta il trigemino -
- maschera di dolore scoperto -
cosa volevo nascondere cosa c’era
tra quella polvere di luce?
Così si moriva senza pronunciare i nomi degli dèi
vinti da fitte terribili e poi -
il tuffo.

Riposo l’occhio sul marciapiede.
Le linee grigie vanno verso il nero
il nero ripassa sopra il grigio.
L’hanno rifatto da poco
sembra carta da pacchi, liscia.
Nessuna ispirazione:
solo facce livide su questo schermo basso.
Recito la Malinconia in un paesaggio di pietra.
Il vuoto tra stomaco e testa
devo riempirlo con qualche bel pensiero non umano
se io adesso sono
quello che non c’è più.
L’infinito dov’è? -
pare ci sia solo il finito.
Il cervello si è inventato tutto.

Un piccione traballante traversa il mio inferno.
Il suo occhio rosso vede il futuro
saetta parziale non distratta dallo spazio.

Io non lascerò a nessuno il mio dna.

Che ci sto a fare qui?
Riordinerò la casa e i miei minuti
seguendo il consiglio dell’amico Nanni
scriverò ogni poesia come fosse l’ultima
il est temps que chacun se souvienne
d’une autre histoire que la sienne
la mémoire s’en va comme le sang
à quoi bon ce que l’on a su

perché non hanno senso le emozioni
mai l’hanno avuto
se non la prima volta per chi nasce.
Pazienza occorre pazienza
entra nei pori mentre respiro a lenti passi
mi ossigena piedi e cervello la pazienza -
è la misura giusta?
Il piccione non mi guarda: nella rètina
tiene il suo mondo perfetto che gli basta.
Ma la sua luce è diversa dalla mia?

Stanotte l’uccello che girava
gridando tutta notte attorno a casa
chi l’ha udito? E a noi
chi ci ascolta lo sappiamo
se dentro il labirinto c’è un passaggio?
A Siracusa
si grida nell’orecchio di Dionisio
lui risponde - le sue spie ci conoscono -
con la parola giusta per ognuno
e noi contenti si ritorna a casa
dis-moi qui
me dira ce qu’il faut faire
de toute cette vie réduite à une fois

se scrivo
è per rimanere senza urlare
se nulla scuote nulla
questa terra
la sognerò sottoterra.

La mia passeggiata com’è tranquilla
vicino al mare tranquillo il mio respiro
la mia coscienza tranquilla e infelice.
Saluto i conoscenti con la mano.
Ciao. Che stai facendo qui
ammazzo il tempo
con le frasi pensate
da una panchina
da una strada
da una casa.
La compagnia è il loro ingenuo segreto
l’image
qu’est-ce que l’image
quand la vie
vient sur nous
et plus rien
que son pas
de passante
pressée
ce que je dis
est une larme…

Se questa passeggiata torna a capo
e nell’acqua marina vedo
una sagoma che mi somiglia
sono dentro una sfera il mondo
è una rotonda lacrima uno specchio
concavo dappertutto e non c’è scampo.
Pour voir devant
le voir se retirer
mais le regard
est l’eau
où le monde
se noie
et
nous
avons
soif
dans la lumière

Ora con chi sto camminando? con mia madre
e tutti i morti amati e i vivi
così lontani
con i ricordi di chi cammina
e di chi ha già camminato possedendo
il respiro perdendolo a ogni passo.
I wanted to stay as I was
still as the world is never still,
not in midsummer but the moment before
the first flower forms, the moment
nothing is as yet past...
before the appearance of the gift,
before possession

Ecco, lo sapevo, l’agave è già fiorita.
Tra vita e morte appare
un mezzogiorno luccicante
che quasi cancella il mare e gli annegati.

Torno a sedermi sulla panchina:
un ragazzo, il cellulare, due donne litigano.
Mi nascondo nel buio degli occhiali:
c’è chi si ferma e guarda il mare in controluce.
Ma ecco un cane e il mio polso ha una fitta -
cosa unisce due creature a sangue caldo?
una vena intenerita?
Tout à coup son enfance est à côté de lui
comme un petit chien
et la vieille envie de pleurer à cause
des questions sans réponse

Mi alzo e vado al bar: caffè ristretto
niente latte e una striscia di luce
sulle mie spalle e sulle bottiglie in fila
davanti a me e sul viso del barista
e di sua figlia dagli occhi cattivi
su quelli vuoti dei tossici delle vecchie sfatte
e sulla mia tazzina la stessa luce.
Riattraverso e mi affaccio.
Mi guarda un folle che si crede Dio
un ex capitano parla di certe ostriche
un nero con le borsette impreca e contratta
tre sudamericane ridono come galline.
Il mare mi piace di fronte.
La tua vita correva verso il mare mi hai detto
ti sei fermata sulla riva a guardarla.
El mòn és tot fora de mi:
els anys, l’atzar, la vida incerta;
i jo, sense mouré m de’acì,
com siel paper fos la finestra oberta,
esguardo,ascolto, sento es devenir
.
Anch’io non sono un’isola
nei confini dei versi separata
da acqua e terraferma
ma lentamente l’orizzonte intorno
riduce la vita a poco o la spalanca.
Fino a che punto la solitudine è nostra
o condivisa in un giorno di luce?
Today the air is clear of everything
it has no knowledge except of nothingness
and it flows over us without meanings,
as if none of us had ever been here before...

Eppure occhi e pensieri sanno unire
uomini e cose:
le emozioni alla spiaggia
le onde alle case dipinte.
Perderò tutto se li chiudo.
Ad occhi aperti se ne vanno le idee
intorno alle cose ma non le cose
forse si vedranno come sono
scontornate nella materia
si stanno già disfando senza di me.
Come varcare la riva
che separa il mare dal mare?
So che non siete altro da me
eppure tutto il mondo è me senza di me
ditemi che per tornare c’è la strada:
The palm of the end of the mind,
beyond the last thought, rises
in the bronze decor,
a gold-feathered bird
sings in the palm, without human meaning,
without human feeling, a foreign song
Plus de présence exacte d’identité
le premier état de l’oubli
Today the mind is not part of the weather

Vado a spasso
padrona solo di queste ossa che mi diedero
padre e madre e neppure le parole e i pensieri sono miei.
Chi sono io quando cammino?
Chi sono io quando taccio o dormo?
For me, always
the delight is the surprise

Trovarmi viva al mattino e al pomeriggio
viva alla sera e alla notte
è la sorpresa degli occhi
quando si guardano in giro.
Genova mia di sasso. Iride. Aria.
Parfois
pétrifié par le mystère
parfois pareil à lui
plein d’une transparente
poussière
parfois
personne
La passeggiata che torna era riuscita
alle spalle di noi
morta la luce
s‘era messa una foglia sola a tremare
a che vento non so
solo una vita

Ma quando si invecchia, si è pesanti o leggeri?
Tante anime bussano alla porta
la precedenza alla più giovane
la più stupita quando piove o legge
quella che ride.
Un temperamento forse assurdo fu
sempre di me a farsi meraviglia
del mondo, del suo strepito, del nulla

E io adesso in cosa credo? Agli angeli no. Solo
a dei ritmi ventosi, dei ritmi…

Devo tornare a casa per fermare queste parole.