31/08/08

Gabriela Fantato, CODICE TERRESTRE


[Stones on sea-earth. Foto di Marzia Poerio]


Gabriela Fantato, CODICE TERRESTRE, Milano, La Vita Felice, 2008


Sul filo della memoria personale, con riferimenti di ordine familiare, corre un percorso di ampliamento semantico e psicologico.

La parola "viaggio" è citata nella prima poesia della raccolta (il componimento I di UNA GEOMETRIA, FORSE, p. 4) ed è l'itinerario non solo dall'infanzia verso le altre età della vita, ma anche dal testo iniziale verso la riscoperta delle parole che da personali si trasformano in collettive, delle immagini che vanno dall'individualità agli archetipi.

Se il termine "geometria" è da intendersi come riscontro metatestuale, nel contesto "Tento una geometria, / linee e acqua" (di nuovo a p. 4) indica tanto la possibilità del verso quanto quella del riferimento alla natura, al quadro del paesaggio; e un'alternanza di regolarità lineari e di flussi; così dei sentimenti da cui questo volume non si esime, come dei movimenti dei versi, dei contrasti tra fine e principio, scomparse e rinascite. Sia consentito citare per esteso:

"I figli mordono ancora
le dita ai padri per sentire
dove inizia il viaggio.
Perché, ricordi, dicevo anch'io
- perché? nell'età prima che nomina
e divide.

Ancora non si sazia la fame e il giorno
è senza nome.
Tento di ricongiungermi
spalla e braccio come i sassi alla terra,
rinasco ramo e radice.
Resurrezione
nel poco che conosco.

Non che io sappia lo sbocciare esatto
della viola, non l'ordine dell'estate
dentro la morte secca dell'inverno.
Tento una geometria,
linee e acqua".

Il concetto di geometria è ripetuto a p. 26, in (promessa): "una geometria senza memoria", in cui non si attua "la sparizione / nel nero dell'inchiostro". Dunque la poesia non sana le ferite interiori? Non consente i dissolvimenti delle angosce, anzi testimonia di un dolore sempre presente leopardianamente? Con il concreto del ricordo allontanatosi, restano sulla pagina le dinamiche di "un male sottile" (p. 29).

Il male delle origini: di una radice "che non so dov'è iniziata" (p. 341); da cui nel futuro si manifesterà niente altro che un'"eco" / e la notte che ci tiene" (p. 28).

Ma non c'è scorporamento, sebbene l'esperienza del soffrire venga filtrata tramite allusioni ai suoi meccanismi più che agli episodi che la motivano. I riferimenti concreti al dolore appaiono tramite termini quali "morsi" (pp. 29 e 33), "unghie" (p. 29). Vengono citati il "corpo" (p. 43), la "pelle" (p. 63).

La natura incastona i versi, dà origine ai ricordi, pone le condizioni degli interrogativi; come in LA PORTA A SUD (p. 44):

"Adesso la finestra sta aperta
il cielo scivola dentro
porta il vento
e uno stridere di denti.
Attorno il confine si è fatto
coro - lingua di molte voci,
stanze nella promessa di una terra".

La conclusione, aperta, in AI POCHI (p. 72), è questa:

"Il sorriso copre l'assenza dei volti
- non tirare le somme,
non sarà un numero a dire la gioia,
un azzardo nel bianco.
L'addio improvviso come il freddo.

Resta un patto senza abbreviazione
la tua storia.
Un bordo dentro gli occhi.

Solo nel taglio esatto
a volte riposo".


NOTA

Tra le recensioni si veda O. Rossani, NEL NUOVO CODICE TERRESTRE CERCA UN ORDINE PER SENTIMENTI E CORPI (CHE INVECE SI RIBELLANO ALLE REGOLE.


[Roberto Bertoni]