Rivista in rete di scritti sotto le 2.200 parole: recensioni, testi narrativi, poesie, saggi. Invia commenti e contributi a cartallineate@gmail.com. / This on-line journal includes texts below 2,200 words: reviews, narrative texts, poems and essays. Send comments and contributions to cartallineate@gmail.com.
A cura di / Ed. Roberto Bertoni.
Address (place of publication): Italian Dept, Trinity College, Dublin 2, Ireland. Tel. 087 719 8225.
ISSN 2009-7123
12/06/08
Eleonora Matarrese, LA PROPRIETÀ INTELLETTUALE
Testi di usabilità come la calamina
sulla carta di una schiena di cellulosa che si torce
pari all’ombra di un comignolo sui campi al mattino
il sole non è obliquo e neanche al mezzo del giorno
e il grigio si allunga sui fili
l’erba, con le foglie secche nel mezzo
sembra la suola scricchioli ed è il reticolo che si spezza
Testi di costruzioni ad incastro, fonemi
presi a caso dal ricordo, dalla speme, dal cervello
tuffato nel futuro
di queste luci ora a sprazzi ora soffuse
che incantano l’anima che vaga rapita tra i pensieri
così e null’altro puoi spiegarti quel conoscere piano
e vero di una cosa che non vedi,
di una pietra posata al lambirsi d’acque riottose,
di un nodo su un ramo riempito di muschio
di un lucido pomo d’ottone in alto al campanile
Testi pregni, di bava e di fiele
il legno scardinato a furia di minarci il punteruolo,
di dentro, le schegge saltan fuori impazzite nelle
bambagie degli angoli,
rifiuti di vita, nascosti, ricordi, pulviscolo e
cellule, pezzi d’amianto usciti, uccisi, come d’incanto
dal cuore arlecchino e burattinaio che fugge
al contempo
irrisorio il ridere al teatrino sulla piazza dove il vento
spira - è il mare
e
in questo crogiuolo di confusione è la vita,
quella che rivivi come in un film nel tuo treno,
ma non c’è nessuno con cui puoi parlarne per sapere
com’è andata a finire
quale scena gli piacque di più
se quell’attimo in cui la figlia nasce
l’amore scocca
la bocca s’avvicina all’orecchio
il vino si scioglie lontano
è piaciuto o meno
Testi infiniti, allora, sembrano apparire
quegli occhi scrivono i fiumi, non le mani
le dita, quelle stesse che s’ancorano e s’arginano alla parola
nel disperato tentativo di renderla vana,
per riscriverla a vibrazioni una volta ancora
NOTA SUL TESTO
Nella PROPRIETÀ INTELLETTUALE, il rapporto tra testo e vita sembra di importanza vitale.
Da un lato l’immagine sbieca e la poesia che parla di un disordine; dall’altro i riferimenti a strategie letterarie che rimandano frattanto all’esperienza della realtà.
Per esempio il finire. Come finisce un testo? Quello intitolato PROPRIETÀ INTELLLETTUALE è intimamente aperto. E “com’è andata a finire” la storia implicita di sensazioni raccontata in questi versi?
Anche gli elementi svolgono un ruolo importante, l’acqua e le “foglie secche”.
C’era un tempo una rete in cui si apriva un varco in Montale; c’è in Matarrese un “reticolo che si spezza”: verso quale libertà artistica e interiore? O qualcosa si sfalda e nulla più tiene?
Si passa di infinito in infinito, con una proiezione costante di piani di lettura e di riflessione.
[Commento di Roberto Bertoni].
5 DOMANDE ALL’AUTRICE
1. In che misura il riferimento ai testi è un riferimento metaletterario?
Ho semplicemente pensato, come mi piace da sempre immaginare, che tutto ciò che esiste sia come un calderone da cui estrarre parole ("in questo crogiuolo di confusione è la vita"). E creare testi.
Così ci sono i testi "di usabilità", che possono anzi sono quelli di tutti i giorni, i testi "di costruzioni a incastro", in cui si può scegliere quali significati far pervenire al destinatario. Testi "pregni di bava e fiele" perché scritti con l'urgenza della passione o della rabbia.
Tutti derivano però da immagini che io vedo scorrere dietro le palpebre, che "nascono" dagli occhi, e scorrono come al cinema nella mente ("rivivi come un film nel tuo treno"), ma si è talmente di fretta che non ci si sofferma più su queste immagini, e non le si coglie, e così "non c'è nessuno con cui puoi parlarne per sapere / com'è andata a finire".
In realtà in me c'è una forte identificazione, anzi direi sovrapposizione, tra vita e letteratura.
2. Anche la vita è un testo con tratti di "usabilità" e momenti "ad incastro"?
Certamente. La vita è un testo ad altissimo tasso di "usabilità", sia che si voglia considerare come testo da consultazione o, nella maggior parte dei casi, come testo su cui sempre si ritorna per limarlo, sfrondarlo o aggiungere materiale.
Quanto ai momenti "ad incastro", ci sono oltre ai canonici momenti (nascita, istruzione, religione, lavoro, famiglia) che la caratterizzano, diversi momenti che paiono collimare, incastrandosi, creando un destino personale. Esattamente come in un testo, in particolar modo poetico, si fondono inventiva, grammatica, sintassi, lessico, recupero del passato, contemporaneità, etc.
3. "Ricordi", "pulviscolo": che cosa resta di noi?
Questo lo avverto come un "problema". Nel senso che oggi non ce lo si pone più come nei precedenti periodi storici, fino al Romanticismo soprattutto.
Oggi siamo troppi, la vita è troppo veloce, non si riflette abbastanza, non si fa in tempo ad analizzare un avvenimento per capire cosa ci ha dato o a far proprio un ricordo. Siamo bombardati e per questo più confusi e, a mio avviso, più vulnerabili, perché non focalizziamo più il fulcro ma viviamo in un vortice di piccole (e forse, per la maggior parte, inutili) collisioni. I ricordi fanno una persona più delle esperienze, perché sono ciò che rimane e che sale a galla nella mente.
Oggi però, epoca in cui si dà importanza spesso solo all'apparenza, e al rigurgito di avvenimenti passati nel tentativo di farli rivivere con l'abito nuovo e creare una sensazione, in realtà non si finisce che per essere pulviscolo. Polvere. Siamo già morti. E non con accezione pseudo-depressa: non sappiamo più vivere, siamo presi da altro che le nostre vite.
4. Che rapporto ha la nascita degli ultimi versi col resto della poesia?
Di fronte ad una "morte" nel tentativo di scrivere un testo reale, che parli del sé, di fronte a tanti testi-fotocopia, questa "nascita di testi infiniti" è una speranza.
Una speranza che siano gli occhi a guardare ciò che andrà a finire nei testi, cioè che oltre a guardare il mondo con occhi nuovi lo si guardi veramente.
E non che si creino testi con le mani, fatti ad arte.
Solo così ci saranno fiumi, e i testi saranno infiniti.
5. Quale messaggio vorrebbe comunicare con più urgenza ai Suoi lettori?
Riflettere di più, e andare a fondo di tutte le cose.
Guardare il mondo con occhi nuovi. Vivere alla massima espressione.
E imparare a volersi bene.
[Testo e foto pubblicati, per concessione dell’autrice, dal blog di Eleonora Matarrese]