11/02/08

Stanley Kubrick, 2001: ODISSEA NELLO SPAZIO

1968. Sceneggiatura: Arthur C. Clarke e Stanley Kubrick. Fotografia: John Alcott e Geoffrey Unsworth. Con Keir Dullea, Gary Lockwood, William Sylvester. Voce di Hal 9000: Douglas Rain


Rivedere 2001: ODISSEA NELLO SPAZIO quarant'anni dopo è per noi tuttora emozionante e intellettualmente stimolante. Si tratta di un'opera di coesione ideologica ed estetica, da situarsi nel corso del moderno; ha modificato e riabilitato la fantascienza cinematografica, invita a meditare sull'evoluzione, la natura umana, la trascendenza, il cosmo, lo statuto del testo come enigma.

Un monolito che appare nella preistoria sulla Terra produce l'evoluzione di un gruppo di ominidi, indicata da un osso che diventa strumento, si libra nell'aria e si lega strutturalmente all'immagine di un veicolo spaziale in viaggio nella nostra era verso una piattaforma intermedia e poi verso la Luna, satellite sul quale un monolito, dissotterrato da una spedizione scientifica, emette segnali radio diretti verso Giove. Si organizza una missione verso questo pianeta. Il computer di bordo, HAL 9000, un'intelligenza artificiale di forma meccanica e con voce di tipo umano, che coordina le operazioni tecniche, segnala un guasto fasullo. A causa dell'errore, gli astronauti progettano di disinnescarlo, ma il computer, rendendosi conto di quanto intendono fare, decide di sopprimerli per salvare la missione. Bowman, uno degli astronauti, si salva e riesce a neutralizzare il computer, prosegue il viaggio, incontra sulla rotta il monolito, compie un itinerario evolutivo: dopo avere assistito al proprio invecchiamento e alla propria morte, si trasforma in un embrione astrale.

Il film è enigmatico perché procede in modo ellittico: le forme dell’espressione, intimamente visive, includono immagini-metafora, come il monolito; ma il testo parlato concede soltanto alcune coordinate per capire che è la presenza di quell’oggetto a produrre avanzamenti dello sviluppo storico-biologico. Molto resta inspiegato, cosicché, col puro guardare il film, non si dispiega inequivocabile la realtà allegorica delle forme del contenuto. Il risultato è che l’opera resta aperta a più interpretazioni: il monolito è da considerarsi un simbolo della trascendenza? È uno strumento extraterrestre? La metamorfosi di Bowman avviene, o è un’illusione psicologica?

Il film si propone con questi interrogativi, coinvolgendo lo spettatore nell’opera di decrittazione. Occorre leggere il racconto LA SENTINELLA, di Clarke, da cui è tratto il testo, per cominciare a capire che il monolito è in effetti l’artefatto di una genìa extraterrestre di demiurghi dell’universo. Il romanzo, intitolato come il film, è ancora più chiaro del racconto: venne scritto in concomitanza con la sceneggiatura, attraverso la consultazione tra lo scrittore e il regista fin dal 1964 e ancora sul set; fu poi completato dopo l'uscita della pellicola nelle sale [1]. L’intreccio tra registro visivo e stampato è di per sé interessante e proficuo. Il seguito del testo di Clarke, coi tre volumi successivi a 2001: ODISSEA NELLO SPAZIO, spiega stadi ulteriori della storia raccontata, gettando sempre più chiara luce anche sui dubbi irrisolti della pellicola di Kubrick [2].

In 2001: ODISSEA NELLO SPAZIO, uno dei temi più appariscenti è la trasformazione dell’essere umano in entità in grado di muovere oltre i confini spaziotemporali e biologici. Secondo Jerold J. Abrams, Kubrick mette in atto un dialogo intertestuale con il Nietzsche di COSÌ PARLÒ ZARATUSTRA [3], ovvero col motivo del superuomo, pur se visto quale evoluzione naturale e psicogenetica dal regista, senza concezioni negative di presunte superiorità antropomorfiche, relativizzando anzi, col contatto extraterrestre, l'arroganza umana.

Il tema del computer che danneggia gli esseri umani è stato inteso ora come esagerazione inattuale, ora come un monito inquietante sulla tecnologia. Fornisce un superamento di questa alternativa, ci pare, Michael Matias, il quale, ragionando da una prospettiva di studioso dell’intelligenza artificiale, ritiene HAL 9000 dotato di caratteristiche proprie della riflessione scientifica, anzi emblematico della discussione in questo campo, dato che presenta le capacità di vedere, elaborare il linguaggio, giocare a scacchi; in breve è un’anticipazione della ricerca contemporanea; salvo restare un’ipotesi per quanto riguarda la possibilità di pensare e la dotazione di coscienza [4].

La plausibilità delle immagini di 2001: ODISSEA NELLO SPAZIO è riposta nel loro gradiente di realtà, che rende plausibile l’assenza di gravità, il silenzio notturno fuori dell’astronave, le telefonate via video. L’anticipazione, a rivederla, è valida: la ritroviamo in oggetti di uso quotidiano; il che è un merito e segnala una presa di distanza dalla fantascienza commerciale.

La pellicola di Kubrick è infine un’opera autoriflessiva. Come osserva Marcia Landy, “HAL’s red eye with its yellow pupil is reminiscent of a camera lens, and his ubiquitous presence, monitoring, recording, and controlling the movements of men, elevates HAL to directorial status” [5]. Immagini degli occhi ricorrono spesso, anzi sono uno dei legami costruttivi della storia narrata e delle modalità del suo discorso.

Con questo film, Kubrick ci ha dato un testo classico, complesso, intenso.


NOTE

[1] THE SENTINEL (1948) e 2001: A SPACE ODYSSEY (1968), ora nel medesimo volume, Londra, Orbit, 2005.
[2] In 2010: ODYSSEY TWO (St Albans, Granada, 1982), si assiste al salvataggio della Terra dalla catastrofe nucleare provocata da una guerra e alla creazione di una vita extraterrestre sul pianetino Europa in seguito alla trasformazione, da parte dei monoliti, di Giove in un Sole denominato Lucifero; Bowman è diventato una creatura astrale incorporea e tale diviene anche HAL. In 2061: ODYSSEY THREE (Londra, Grafton, 1988) abbiamo la creazione di una montagna di diamante su Europa, la terrestrificazione della Luna, ulteriori informazioni sulla civiltà dei monoliti cui viene acquisito Floyd, uno degli scienziati del primo episodio. In 3001: THE FINAL ODYSSEY (Londra, Harper Collins, 1997), ricompare Frank (l'astronauta ucciso da HAL nel volume iniziale), il quale, redivivo per essere capitato come ibernato in un vuoto dello spazio, visita la Terra, la cui popolazione biologica uno dei monoliti ha ricevuto l'ordine di annichilire; il pianeta è salvato da un virus dei monoliti che intervengono nell'operazione.
[3] NIETZSCHE’S OVERMAN AS POSTHUMAN STAR CHILD IN 2001: A SPACE ODYSSEY, in THE PHILOSOPHY OF STANLEY KUBRICK, a cura di Jerold J. Abrams, Lexington, The University Press of Kentucky, 2007, pp. 247-65.
[4] READING HAL: REPRESENTATION AND ARTIFICIAL INTELLIGENCE, in STANLEY KUBRICK’S 2001: A SPACE ODYSSEY. NEW ESSAYS, a cura di Robert Kolker, Oxford University Press, 2006, pp. 105-27.
[5] THE CINEMATOGRAPHIC BRAIN, ibidem, pp. 87-104. La citazione è a p. 98.


[Renato Persòli]