03/01/08

Marco Ercolani, ANNOTARE SOGNI

1

Passy, 15 ottobre 1854

Caro Monsieur de Nerval,

mi sia lecito chiederle, attraverso questo biglietto che le farò recapitare questa notte stessa, di trascrivere i suoi sogni, argomento di cui già parlavamo tre mesi fa, in una conversazione funestata da molti suoi deliri su regni favolosi e imperatrici orientali. Li trascriva su un foglio di quaderno, anche se dovesse svegliarsi a notte alta per farlo. Per curarla, devo arrivare a conoscere le differenze fra vita diurna e vita notturna dentro di lei. Prenda appunti dei suoi sogni reali, notte dopo notte, e non mi inganni con le fantasie dello scrittore sveglio, il Nerval che tutti conosciamo attraverso i suoi libri.

È mia modesta opinione che non si siano ancora pronunciate parole decisive sulla scienza dell’oniromanzia e che molti dei medici che esercitano funzioni psichiatriche sul territorio francese trattino questi prodotti della mente solo come le scorie di un corpo addormentato dal sonno. Li trascriva, per assurdi che siano (non sarà certo lei a stupirsi che esistano cose assurde nella mente umana), perché io voglio decifrarli. Lo faccia con scrupolo, senza alterare quello che ricorda, fingendo di non essere uno scrittore. (Anche se, in fondo, gli scrittori non fanno che trascrivere qualcosa che, anche in stato di veglia, hanno rimuginato come se sognassero.)

Lavori in questo senso, Nerval. Non lasci Passy, non fugga a Parigi. Ogni sera metta qui, sul comodino, un foglietto con le note dei sogni: l’infermiere lo ritirerà il mattino dopo e, nel pomeriggio, i miei occhi lo leggeranno. Poi, il giorno dopo, ne parleremo insieme. Non aggiunga nulla. Ripeto: non complichi quello che ha sognato con le sue fantasticherie. Li trascriva semplicemente, così come li ricorda. Se c’è una speranza di guarire, per lei, potrebbe passare attraverso la nostra comune lettura di questi sogni apparentemente privi di un senso comune. E lei ha grande esperienza di cose che hanno perso il loro senso, Monsieur de Nerval. Cominci ad aver fiducia nel mio essere medico. Questa fiducia può esserle utile più che il desiderio di allontanarsi da Passy, credendo di essere guarito.

Suo Emile Blanche


2

Passy, 24 ottobre 1854

Sono trascorsi nove giorni e non le ho più scritto, Gerard.

Mi perdoni ma ho letto e non ho parole, non riesco a trovarne. Le sue immagini sono così dolci, così decisive. Non so come decifrarle per guarirla dalla sua malattia e non so neppure se sarebbe utile. I suoi sogni sono un libro straordinario, irripetibile, che spero in brevissimo tempo potrò leggere stampato: sarebbe una grazia per l’intera umanità.

Le consiglio un titolo: L’UOMO DI NOTTE.

Grazie, Gerard.

Suo Emile