18/10/07

Nichita (Hristea) Stănescu, SETTE POESIE


[Hook. Foto di Elizabeth Hutcheson]


1.

STORIA SENTIMENTALE [1]

Poi ci vedevamo sempre più spesso.
Io stavo su un margine dell’ora,
tu - sull’altro,
come due manici d’anfora.
Solo le parole volavano tra noi,
avanti e indietro.
Il loro volteggio si vedeva appena,
e di colpo
piegavo un ginocchio
e conficcavo il gomito nella terra,
solo per vedere l’erba inclinata
dalla caduta d’una parola,
come sotto la zampa d’un leone in corsa.
Le parole ruotavano, ruotavano tra noi,
avanti e indietro,
e più t’amavo più
ripetevano, in un volteggio appena visibile,
la struttura della materia, da capo.


2.

ALCUNE OSSERVAZIONI GENERALI SULLA VELOCITÀ

Ci distinguiamo gli uni dagli altri per la velocità.
Ci è comune soltanto la solitudine.

La velocità d’esistenza d’una pietra
è più lenta della velocità d’esistenza
d’un cavallo.

Ma la pietra vede il sole e le stelle
mentre il cavallo vede il campo e l’erba.

Dico:
Le piramidi hanno significato la velocità più pigra,
lo sguardo più lungo.
Una mummia di faraone è un pezzo di pietra.
Il faraone di carne ha visto l’Egitto
Il faraone di pietra vede il cosmo.

A quelli di carne ed ossa
dico:
Non potete vedere che intorno a voi.
Le idee sono una specie di pietra,
pertanto contemplate.

A quelli di legno e di altre materie durevoli
dico:
Sbriciolatevi!
Marcite!
Se avete visto l’intero,
riempitevi di carne
per poter vedere la parte.

Le ossa sono putrelle interiori,
sostengono la carne e i nervi
ma sono più amiche e più vicine alla pietra.

Dico:
carne e osso,
dico buon senso e dico crisi di tempo.


3.

ALTRA MATEMATICA

Sappiamo che uno per uno fa uno
ma un unicorno per una pera
non sappiamo quanto fa.
Sappiamo che cinque meno quattro fa uno
ma una nube meno un vascello
non sappiamo quanto fa.
Sappiamo, noi sappiamo, che otto
diviso otto fa uno
ma un monte diviso una capra
non sappiamo quanto fa.
Sappiamo che uno più uno fanno due
ma io e te non sappiamo,
ahimé, non sappiamo quanto facciamo.

Ah, ma una coltre
per una lepre
fa una rossa, certo,
una verza divisa una bandiera
fa un maiale,
un cavallo meno un tranvai
fa un angelo,
un cavolo più un uovo
fa un astragalo…

Solo tu ed io
moltiplicati, divisi
sommati e sottratti
restiamo uguali...

Muori nella mia mente!
Tornami nel cuore!


4.

AL NORD DEL NORD

Anche ciò che non esiste può morire,
come la vita di un animale boreale
del cui stato crepuscolare
non ho mai saputo niente.
Appariva talvolta
nel tuo modo di camminare,
ma ero troppo sonnolento per vederlo.
Cantava talvolta nelle tue occhiate
quando guardavi attraverso di me
alla mia adolescenza.
Ti allungava talvolta la mano.
Aggiungeva al tuo odore
il soave odore di decomposizione
d’uno scheletro di fiocco di neve.
Mai ne ho sentito la presenza
nemmeno in questo secondo
che infreddolito sono di colpo solidale
con tutto ciò che non esiste.
Ahi, anche ciò che non esiste può morire.


5.

AUTORITRATTO

Io non sono altro
che una macchia di sangue
che parla.


6.

NODO 13 (NON SAPRÒ MAI)

Non saprò mai
quando ho vissuto,
e perché ho vissuto lo dimenticherò
come l’occhio spaccato dimentica la luce.
Ho ancora in mano un coccio d’anfora
del cui vino ho bevuto proprio io
la cui argilla è proprio la mia mano.
Vedo un’aquila marina,
ma forse
sono io a essere veduto da lei,
forse è lei a vedere un’aquila marina.


7.

CHE FIOCCHI NEVE SU DI NOI

Sol oggi fiocchi neve su di noi,
e neve giù dall’anima ci sgorghi.
Mai e poi mai di fango fummo sporchi,
lo dice anche la neve su di noi.
O dolce tu, tu vergine dolcissima
che mi desti un Gesù figlio dei fiori
che dici tu che fiocca su di noi
che dici tu che fiocca sulla sera
e sulla neve insiem fiocchiamo noi…


[Traduzioni di Paola Polito]


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Paola Polito, NICHITA (HRISTEA) STĂNESCU

Per quasi generale consenso della critica, Nichita Stănescu (Ploieşti 1933 – Bucarest 1983) costituisce una delle personalità più originali e significative nel panorama della poesia postbellica romena. Molto amato ancora oggi, soprattutto dai giovani, per la sua inconfondibile voce poetica, oltre che per la drammatica vicenda esistenziale (morto a soli 50 anni per cirrosi epatica), Stănescu è un poeta controverso, la cui opera ha raccolto dai critici più entusiasti elaborate analisi "collaborative" e dai più perplessi vere e proprie stroncature.

Il lavoro critico e di cura editoriale dell'opera completa del poeta fu svolto egregiamente nei primi anni '80 da Alexandru Condeescu, che nella sua simpatetica prefazione a Nichita Stănescu, ORDINEA CUVINTELOR [2], coglie nel fare poetico di Stănescu un lirismo astratto, mentale, teso a mediare tra il fenomenico e il concettuale, a indagare il mistero soggiacente al visibile e al percepibile tramite un procedimento conoscitivo che in gran parte si affida allo spostamento o moltiplicazione dei punti di vista e degli statuti esistenziali:

"Scontento della discontinuità dei sensi, come dell'aridità dei concetti, il poeta va perfezionando un organo della mente in forma di visione astratta, con cui contemplare simultaneamente gli oggetti e le idee, lo spazio e il tempo, le cose e le loro dimensioni invisibili, ma non meno reali. Organo con il quale la parte eterna e cosmica dell'uomo possa percepire l'essenza del vero, ospite ineffabile della nostra comprensione posto alla frontiera tra il pensiero in immagini e il pensiero in nozioni" [3].

Fra le stroncature, la più decisa e intelligente è quella del critico Eugen Negrici, il quale, nel suo FIGURA SPIRITULUI CREATOR, dedica a Nichita Stănescu il capitolo NEPĂSAREA SUVERANĂ (LA SOVRANA INDIFFERENZA) [4]:

"È la nuda riflessività a governare il poema. Non meraviglia constatare che il monologo del poeta prende le mosse dai punti più inaspettati, per durare finché il motivo scelto continua ad eccitare l'associatività verbale. In quanto il poeta amplifica, di pretesto in pretesto, questa sua associatività sotto l'imperio di una loquacità incontinente, […] giungeremo con difficoltà a identificare nei poemi i punti di partenza, i nuclei originari, come nel caso di certo jazz aleatorio che muove da qualche motivo classico. […] I commentatori lamentano Nichita Stănescu l'assenza di un universo profilato, ma si sentono sfidati a mettere alla prova le proprie forze. […] Cosa si trova, in fondo, all'origine di tale andamento lirico? […] In breve, tutto ciò che, per mistero, per inaccessibilità e distinzione, può stimolare per sempre spiriti euforici e dilettanti. […] Col tempo, del tutto indifferente alla naturale aspettativa del destinatario di percepire un qualche senso, aspettativa più che lecita anche perché incoraggiata dall'andamento razionale, quasi speculativo della maggioranza dei suoi testi, il poeta diventerà sempre meno esigente con la qualità delle idee-stimolo" [5].

Negrici, insomma, individua in Stănescu una strutturale indifferenza verso le comuni aspettative e richieste di senso del destinatario, indifferenza cui si accompagna però una spiccata attenzione per il mantenimento della dimensione fàtica del testo, affidata a modi stilistici (descrizioni, rendiconti di fatti, dialoghi) di supporto a quel che, interpretando il critico, chiamerei un "effetto di raziocinio", che mima l'andamento tipico del discorso argomentativo e persuasivo: "Quel che conta è trovare dei motivi per tenerti costantemente implicato nel quadro formale dell'atto comunicativo e dare prova della tua esistenza e del funzionamento delle facoltà riflessive; e non conta nulla, pertanto, quel che comunichi, a chi e quanto efficace sia il messaggio" [6].

L'indifferenza stanesciana ai precetti artistici correnti, al sistema d'attesa del lettore, al grado minimo di coerenza semantica porta il critico ad accusare il poeta di aver eliminato nell'atto redazionale poetico l'idea stessa di ‘interlocutore', percepita forse come "obbligante e alienante", approfondendo progressivamente la propria libertà spirituale [7].

Pur non condividendo i risvolti svalorizzanti impliciti e conseguenti alla lettura di Negrici, che non rende conto in alcun modo della innegabile forza di fascinazione che l'opera poetica di Stănescu continua a sprigionare a venticinque anni dalla morte del poeta, alla mia percezione dei testi stanesciani in qualità di traduttrice risulta particolarmente interessante la conclusione del saggio, in cui il critico - ricollegando la propria analisi alla nozione di "espressività involontaria" cui aveva consacrato un volume precedente [8], osserva che Stănescu esemplificherebbe con i suoi poemi l'impressione che "il linguaggio può dare nascita in ogni momento a una realtà poetica" e che il poeta stesso, suggerendo in AMFION, CONSTRUCTORUL (ANFIONE IL COSTRUTTORE) una possibile analogia col proprio fare poetico - là dove scrive "Amfion cîntînd, zidurile cetăţii cresc, cărămizile aşternîndu-se singure" ("Al canto di Anfione, crescono le mura della città, i mattoni si posano da soli") - avrebbe, se pure inconsapevolmente, svelato che "non è il poeta a farla, ma è la poesia stessa, la poesia, a nascere da sola" [9].

Credo che su questa osservazione sarebbe stato d'accordo anche Nichita, a suo modo poeta orfico, libero dalle convenzioni del sistema letterario, ma anche consapevole della difficoltà di dare voce all'inesprimibile entro le limitazioni del linguaggio.


NOTE

[1] Di seguito i titoli, nella versione originale in romeno, delle poesie proposte e i riferimenti bibliografici: 1. POVESTEA SENTIMENTALĂ, da O VIZIUNE A SENTIMENTELOR, 1964, in ORDINEA CUVINTELOR / L’ORDINE DELLE PAROLE, Bucarest, Cartea Românească, 1985, vol. I, p. 120; 2. CÂTEVA GENERALITǍŢI ASUPRA VITEZII, da LAUS PTOLOMAEI, 1968, ibidem, vol. I, pp. 305-06; 3. ALTĂ MATEMATICĂ, da MAREŢIA FRIGULUI, 1972, ibidem, vol. II, pp. 105-06; 4. LA NORD DE NORD, da EPICA MAGNA, 1978, ibidem, vol. II, p. 136; 5. AUTOPORTRET, da EPICA MAGNA, 1978, ibidem, vol. II, p. 150; 6. NOD 13 (N-AM SĂ ŞTIU NICIODATĂ), da NODURI SI SEMNE, 1982, ibidem, vol. II, p. 250; 7. SĂ NINGĂ PESTE NOI, da POSTUME, ibidem, vol. II, p. 327 (datata 10-12-1983, è questa l’ultima poesia composta, secondo l’edizione 1985).
[2] ORDINEA CUVINTELOR (L'ORDINE DELLE PAROLE), VERSURI (VERSI) 1957-1983, Bucarest, Cartea Românească, 1985.
[3] Ibidem, vol. I, p. 15.
[4] pp. 55-89 di FIGURA SPIRITULUI CREATOR (LA FIGURA DELLO SPIRITO CREATORE), Bucarest, Cartea Românească, 1978.
[5] Ibidem, passim, pp. 55-67.
[6] Ibidem, p. 69.
[7] Ibidem, p. 88.
[8] EXPRESIVITATE INVOLUNTARĂ, Bucarest, Cartea Românească, 1977, di cui FIGURA SPIRITULUI CREATOR è la prosecuzione.
[9] Ibidem, p. 89.


Altre poesie di Stănescu pubblicate su "Carte allineate": CANTO sul numero 7 in data 19-7-2007; e NODO 30 sul numero 9 in data 22-9-2007.