Parma, Guanda, 2007
Il titolo paradossale di questo libro si riferisce alla rivendicazione di una sinistra che sappia "restituire spessore e profondità al tempo in cui viviamo" e non articoli i propri programmi sulle idee di progresso, liberalismo, mercato, soggettività e identità (p. 172), bensì "abbandoni definitivamente l'utopia, che ha provocato troppi reticolati, troppa disillusione e troppo sangue, e scelga definitivamente e in maniera convinta l'immaginazione" (p. 173). Trattandosi del pamphlet di un narratore, non stupisce che compaia la parola immaginazione, termine che ha avuto corso peraltro dal '68 in poi; nondimeno non si coglie una proposta troppo sviluppata teoricamente e nei suoi riflessi culturali, semmai si nota l'espressione di un'insoddisfazione.
La critica dell'idea di progresso è in parte fondata su presupposti sismondiani e leopardiani, ovvero sulla critica alla tendenza a perseguire i beni materiali invece della felicità sociale; e in parte sulle contraddizioni del progressismo, visto da Arpaia come "un'arma ideologica buona per tutti, un campo d'occupazione di tutti i partiti" (p.22). Chi scrive questa recensione non è tanto convinto che l'idea di progresso sia da buttare; crede piuttosto che occorra riscontrare il lato oscuro dello sviluppo, ma continuare a credere che si possa avanzare in positivo. Progresso significa anche controllo delle risorse, capacità di critica, democrazia autentica.
Su altri piani del discorso, pare invece a chi qui scrive che sia comprensibile l'insofferenza di Arpaia per l'invadenza del soggettivismo esasperato e del neoliberismo che paiono caratteristici tanto della destra quanto della sinistra, ma per quest'ultima si pongono in contraddizione con le logiche aspirazioni di chi si definisce entro programmi di carattere collettivo.
Sull'idea di identità, mentre da un lato quanto scrive Arpaia sull'esasperazione di tale concezione in ambito nazionalista e regionalista puó essere visto come un riscontro oggettivo, pare invece, ad un livello psicologico ed esistenziale, a chi stila le presenti note, che l'identità sia un tema importante dei nostri giorni nel dibattito culturale e nell'immagine di società oltre che nell'esperienza di vita quotidiana di ciascuno di noi, come hanno scritto, tra gli altri, studiosi quali Bauman, Giddens e Sen. Sarebbe difficile fare a meno di quest'idea: si capirebbe di meno chi siamo, in che rapporto ci troviamo con noi stessi e con gli altri.
Al di là delle consonanze o dissonanze con Arpaia, anch'egli, come altri intellettuali in tempi recenti, sente l'esigenza di misurarsi coi problemi della società e della politica. Tale impegno di concretezza e rapporto con la realtà non pare estraneo agli scopi della letteratura, pur se questa avrà interesse ad agire con linguaggi propri e specifici, senza lasciarsi invadere, semmai con una conciliazione di concezione del mondo ed espressione creativa. Su "Carte allineate" sono stati recensiti anche i libri, in tal senso, di Antonio Scurati (4-3-2007) e di Carla Benedetti (13-4-2007).
[Roberto Bertoni]