21/02/07

Roberto Amato, L'AGENZIA DI VIAGGI

Reggio Emilia, Diabasis, 2006


Non capita spesso di poter leggere un libro di versi come fosse un romanzo: questo è invece il caso del secondo libro di Roberto Amato, poeta viareggino che vince nel 2003 il premio Viareggio-Répaci con la sua opera prima, LE CUCINE CELESTI (Reggio Emilia, Diabasis, 2003).

Affollato di personaggi che si fissano tenacemente nella memoria del lettore, pensato come un romanzo familiare, il volume L'AGENZIA DI VIAGGI è diviso in capitoli, ognuno che fa perno su un personaggio o una situazione narrativa. In forma di monologo drammatico, o in forma epistolare, sfilano davanti al lettore figure misteriose e domestiche allo stesso tempo: l'ascoltatore di musica in vinile, il Profumiere itinerante col suo carretto, il Cuoco dei defunti, che tiene la madre chiusa nella dispensa, il padre abitatore di alberi, che si crede una capra, Adelaide, Nedo, brucatore di gerani e colpito dalla "malattia immortale"…

I versi, con la loro apparente naturalezza, una studiatissima affabilità colloquiale, richiamano un altro tra i poeti più originali del nostro Novecento, Nelo Risi. La metrica varia su moduli dispari (in particolare endecasillabi spezzati), con una ossessiva attenzione all'aspetto ritmico del verso (che ad esempio non porta mai l'ICTUS sulla quinta sillaba), sempre variato, alleggerito, curato.

Ma il primo atto della poesia di Roberto Amato è di ricostruire il mondo: un mondo che segue le regole del fantastico e del mitico, ma che è anche tragicamente quotidiano e domestico:

Le caravelle dei clienti
beccheggiano sul mare
e sotto
a branchi
altri clienti
che pinneggiano

smunto mio padre
magro come il Fico
prega
si ricongiunge a Dio
come un nappo di cielo
un canapo
di luce mattutina

non verrà mai
la sera
e neanche mezzogiorno

il piccolo negozio
sarà per sempre aperto:
fuori i carrelli
gli espositori con i piedi
destri

tutti i sinistri
riposeranno in pace
dentro le loro scatole
negli scaffali eterni

La capacità di trasfigurare il quotidiano si applica poi all'invenzione di un paesaggio: un doppio movimento capace di trasformare i particolari più minuti in un universo di indicibile complicazione (… rivoltare un calzino/ come il mondo!// […] e tutto questo filo/ sopra le notti perse/ ad appaiare/ per lo meno i colori// e le tre o quattro taglie/ più correnti) e viceversa, capace di avvicinare l'universo come se fosse la parata di stoviglie di una dispensa mentale:

…dondolare del mare
nelle tazze lavate (questa
musica
di posate asciugate che tintinnano)

[…]

… questo caparbio
navigare controvento…
e la luna volata
con un semplice maestrale…
le stelle
sono leggere come il polline
e così…

mi viene da starnutire…

Tutti questi elementi contribuiscono a fare di questi versi un libro-mondo, dove ciò che accade segue regole diverse da quelle terrestri. Difficile immaginare un altro universo poetico dove il minuto si concili in modo così imprescindibile con l'assoluto. Ma trasformando questo concetto in un'immagine concreta, si può dire che Amato è il colonizzatore dei confini tra cielo e terra: dei tetti, degli uccelli e di tutto ciò che vola, così come degli alberi dai quali si sale fino al cielo, delle costellazioni, della Luna, degli "Angeli Minori". Allo stesso modo il poeta colonizza le zone di transizione tra essere e non essere, tra essere ed essere altro: con metamorfosi, semidei, personaggi mitici. Tutto l'universo ricostruito sembra piegarsi al grande Principio della Levitazione Universale (LE CUCINE CELESTI): e così il suo affabulatore, l'io poetico, inchiodato alla sua spinetta (ad improvvisare "una musica / secondo me ANGELICA", perché ha "questo pallino della / Trascendenza"), che esplora "il sottocielo", ossia:

quella cosa piuttosto incerta
che beccheggia sul tetto
col respiro affannato delle tortore

(Dio come sono tante!
come si riproducono
e non lasciano mai
un uovo in giro
un nido sfatto
una piuma)

e il camino che fuma
mi riempie di tristezza

(penso…
che laggiù si continua
a cucinare
questo bambino che non è
del tutto asceso
e
non si arrampica bene
ai calzini degli angeli).


Roberto Amato è nato a Viareggio, dove vive e lavora, nel 1953. Oltre ai volumi già citati ha pubblicato, sempre per Diabasis, la plaquette GLI SPOSI. Collabora con "Paragone" e "Nuovi Argomenti".


[Simona Niccolai]