London, Jonathan Cape, 2001
FURIA
Traduzione di Vincenzo Mantovani. Milano, Mondadori, 2002
Il protagonista, il Professor Malik Solanka, ha inventato una bambola che disserta di filosofia ed è diventata soubrette di spettacoli televisivi, con i quali egli si è arricchito, lasciando l'insegnamento universitario, ma con programmi che gli sono poi stati tolti di mano e si sono commercializzati. Colto da raptus di violenza repressa, che è riemersa nel tentativo di uccidere la moglie nel sonno a insaputa di lei, è fuggito negli Stati Uniti. Solanka ha una storia con una giovane, Mila, che dopo che la relazione si è chiusa entra però in società col professore e altri creando una azienda che restaura il controllo di Solanka sulle bambole e con testi scritti da lui, di fantascienza (che leggiamo). Ha poi un'altra storia con Neela, e la accompagna nel paese di lei, il Lilliput-Blefuscu, dove lei coinvolta in una guerra civile resta, mentre lui finito dapprima in prigione si salva e riparte per l'Inghilterra, paese nel quale infine atterra e si rivede con il figlio.
Insomma: crisi coniugale, politica internazionale, commercializzazione della cultura e tentativi di riappropriazione da parte dell'autore, rapporto tra letteratura seria e di consumo, riflessioni sull'America come mondo eclettico e postmoderno.
Sull'industria culturale scrive:
"This was the period in which two great industries of the future were born. The industry of culture would in the coming decades replace that of ideology, becoming 'primary' in the way that economics used to be, and spawn a whole new nomenklatura of cultural commissars, a new breed of apparatchiks engaged in great ministries of definition, exclusion, revision and persecution, and a dialectic based on the new dualism of defence and offence. And if culture was the world's new secularism, then its new religion was fame, and the industry - or, better, the church - of celebrity would give meaningful work to a new ecclesia, a proselytizing mission designed to conquer this new frontier" (p. 24).
[R. Bertoni]