03/03/10

Marina Pizzi, L’INVADENZA DEL RELITTO, 2009 [40-49]


[The photographer, that day, was like a "pupil of a dark dawn". Foto di Marzia Poerio]



40.

imperfezioni di dinamite
questo sostare. paniere di
sconforto. alunno d’alba
buia. qui intorno il furto
della qualità bonaria.
la rondine che espira il falco
con ali di cometa. tu che riordini
il molo in un confetto di conchiglia.
ma lo scopo dell’oroscopo è
il millennio di morire. ogni assassinato
è sisma di grido. qui l’aquilone è zuppo
d’acqua e frasi di rigetto. si plasma il muro
con l’olio santo dei morenti. qui è la corsia
del flusso e la simmetria impietosa.
vertigine del fosso starti a guardare
enigma di me che non sono statua
né spaccio di figura. sono alunna del sangue
della libertà del volo che non mi solleva.


41.

la resina sa di sudario
nei pollici incappati per carezza.
in mano alla cecità del breve ciclo
la sillaba si strascica all’addio.
qui le donne vuote senza le cicale
calcano la sabbia per imparare
a camminare. di tragitti errabondi
le conchiglie hanno maestria.
la pergola del pane va inventata
senza fuoco né fatica. in caso di apolide
la luna si innamora ben più facilmente.
è dato Apollo un sasso veneziano
in bilico sul canale.


42.

un rullio di tempie e sembra morire
questo antefatto lungo una stirpe
rantolando rantolante cent’anni.
nei venti che blasfemi staccano le rondini
tu il collo lungo di Modigliani inventi
per disperdere le fiaccole crocefisse.
le pene che sbocciano dentro il calendario
benesseri nel bilico di davanzali
zonzo d’angeli che non sanno chi proteggere.
le malattie congenite del tetto
narrano nidi patrioti
eremi che imperlano le nuche.
oggi è colmo il male asperrimo
di chiudere le spalle all’avvenire.


43.

dove la casa è un lampo di genio
so il sapore del farsi felici
la cialda del caso favolistico
dove si addobba alla corsa
lo stinco. in un cuore di polvere
la verità. non dire in giro
la grondaia che rantola
la darsena con la stola della sposa.
dammi un mare di dentro
la frottola bambina di ridere
falò di grandine l’esilio
beata faccenda lo scarto.


44.

colono della polvere questo mio padre
lontano da promesse per le frottole
di cicale che annaspano la terra.
da qui riposa l’anarchia del sale
questa pochezza che si chiama sposa
residuato bellico lo sguardo.


45.

il desiderio della rotta
ha coincidenze di fari
eccedenze sul petto della ragione.
intrugli di comete quasi gli arrivi
delle felicità. mi metto in cima
a favole d’angoli con gole soddisfatte
e amarognoli destini con le groppe
più che faticose. dove si straziano
l’obolo d’eclisse e le faccende in bile.
però la resina non serba il rancore
di una volta, si volta il calendario
con destrezza. qui basta un ponte
per dormire sereni in faccia alla remora
d’alghe. le chele delle fole sono alternanze
di colori, dove ti avventi in lode
è la pianura, la madre di nuda voce.


46.

m’impianto in un travaglio darsena
in una mansione di scopa per valermi
anima. tu non ambire ad altre allegrezze
dato che la bile è salita in bocca.
tornami con l’eremo sfingeo
fammi rotolare verso il silenzio
del tarlo senza mangiare. qui le provette
d’analisi listano la morte d’imminenza.
eppure il paziente non scappa
nulla lo spaventa se non l’urlo
ogni tanto lanciato. ascia di darsena
vederti nel letto del nosocomio. il naso
mi gocciola la pena. tu sei fraterno
nonostante il dubbio di narrarmi.
invece di un alamaro voglio morirmi
di zecca nuova nuova. la via del vulcano
è la ronda di vederti ogni giorno di meno.


47.

nel fosco dell’origine
la gimcana della colpa
cialda marina il ricordo
fola lanugine la darsena.
quale periglio industriò la voce
per una storia di ciotola per cuccioli
voracemente buoni.
adesso è nata la quota del sorriso
contro il chiacchiericcio vile della ruggine.
sei tu il senno del filosofo consorte
la bussola solerte del migliore stato
alunno in frotta. talismano onirico questo
parapetto per non morire. collina di trottole
vederti così felice trono. in te convennero
le rondini preganti le grazie garanti
di ogni boccolo di vite.


48.

in mano ad una nullità di fatto
tutto il tempo scortese
questa temperanza d’acido
per un davanzale d’astio.
maggiore opinione l’asma
di un cancello chiuso in faccia
la stagione nuda delle foglie
illanguidite d’ombra.
sono la morente giostra
con la caviglia vuota.
l’eresia contro la tempia
per uccidermi nel prezzario della luce corriva
fola al cipresso benestante
stanti tante le lapidi.
i piedi marittimi sono felici
di cicli di fonti. tu dove aggiri
l’erta dello scoglio sembri il brio
di un camioncino di sottane ambulanti
per donne di deserto. l’amarezza del codice
è stato verbo di nullità per solitudini
di liti col demonio del modo di starsene
senza le perle la forca di origine.


49.

trame dell’ossesso
quando il tram evapora
infuso di quale scarto
la vita carcerata.
già mente di registro
questa schiavitù del torto
l’astio che sale in una cometa
di cartone. la giostra del sudario
ha il ventaglio liso. di te la resina
coronò la fretta, il diverbio di startene
attenzione del sale resina biologica.
in cerca di una caraffa per resistere
si stemmano la farfalla e la falena
sorelle di rimpianto. sperimentali
darsene di pianto racchiudono un veleno
nel basto di coliche serventi
l’occaso e l’occasione unica.
trame del salto lasciare questa vela
in mano alla fiocina del lutto.


Le sezioni 1-39 dell'INVADENZA DEL RELITTO sono state pubblicate su "Carte allineate" in data 3-11-2009, 15-12-2009, 19-1-2010, 3-2-2010.