24/04/08

Gian Paolo Ragnoli, ANNI


[Portrait. Foto di Marzia Poerio]

Te le ricordi quelle mattine di cortei
e pomeriggi a cantare i nostri morti,
Franceschi, Serantini, Lorusso, Saltarelli,
ed io con te così contento di sentire
quello che sentivamo in tanti.
Ora trent'anni dopo ci ritroviamo come
due viaggiatori persi lungo il viaggio
fermi a guardarci in faccia ad ogni incrocio
carichi di memorie e di sconfitte
e ancora e più dei quotidiani affanni
col secolo finito sulle spalle
e l'avvenire ormai quasi passato.
Vorrei poter guardare nei tuoi occhi
senza un solo rimorso, amico mio,
vorrei che tu mi sentissi sincero
se ti ripeto io sono la mia storia.
Forse ritorneranno gli anni urlati
dove ragazzi ancora, senza quasi sapere,
contro il senso comune si metteranno
ad agitare i propri pugni al cielo
immaginando un mondo rovesciato.
O forse no e moriremo di televisione
supermercati pranzi veloci e regole pesanti.
Ma volgendo agli anni le spalle
per non farmi scoprire
ripenserò ogni tanto ai miei compagni
ai tempi nei quali il mio pensiero
non si sapeva distinguere dal tuo
tanto una cosa sola
per un lungo momento siamo stati.


NOTA DELL'AUTORE

Questo testo l'ho scritto il giorno prima delle elezioni, dopo uno scambio di mail con un amico, è l'ennesima rievocazione di anni diversi, con la solita domanda inespressa: dove abbiamo sbagliato?
D'ora in avanti cercherò di scrivere d'altro.